Pubblicato il: 19/12/2019
Attività di laboratorio - Foto di Paolo Sacchi

Attività di laboratorio - Foto di Paolo Sacchi

Nuove prospettive terapeutiche per la distrofia muscolare di Duchenne grazie a uno studio, dal titolo "Blockade of IGF2R improves muscle regeneration and ameliorates Duchenne muscular dystrophy" e  pubblicato sulla rivista EMBO Molecular Medicine, condotto dal team di ricerca guidato da Yvan Torrente, responsabile del Laboratorio Cellule Staminali del dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei Trapianti dell’Università Statale di Milano, docente di Neurologia e ricercatore dell’Unità di Neurologia, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Centro Dino Ferrari.

La distrofia muscolare di Duchenne o DMD è una patologia neuromuscolare causata da una mutazione a carico del gene della distrofina, legata al cromosoma X, caratterizzata da una degenerazione progressiva dei muscoli scheletrici che vengono progressivamente sostituiti da tessuto fibrotico e adiposo. Attualmente non esiste una cura, ma la ricerca preclinica e clinica degli ultimi anni ha permesso un miglioramento della qualità e dell'aspettativa di vita dei soggetti affetti da DMD. La perdita di distrofina nei muscoli distrofici è associata a perdita di integrità del citoscheletro e sarcolemma con conseguente disregolazione dell’omeostasi del calcio attraverso canali calcio meccano-sensibili e compromissione della funzione di proteine coinvolte nel recupero del calcio denominate “sarco/endoplasmic reticulum Ca2+-ATPase” (SERCA).

"In questo lavoro di ricerca - spiega il Prof. Yvan Torrente - abbiamo dimostrato che i muscoli distrofici DMD hanno un’elevata espressione del recettore insulino simile 2 (insuline-like growth factor 2; IGF2R) con conseguente sequestro di molecole insulino simili IGF circolanti che sono normalmente coinvolte nella rigenerazione muscolare. Inoltre, abbiamo visto che IGF2R si associa in membrana ad un recettore coinvolto nella regolazione del calcio intracellulare e sarcoplasmatico denominato CD20. Abbiamo, quindi, dimostrato che la modulazione di questo legame IGF2R-CD20, tramite l’utilizzo di un anticorpo che si lega al IGF2R, risulta in un miglioramento delle capacità rigenerative del muscolo distrofico con incremento delle proprietà bio-meccaniche del muscolo e della sua vascolarizzazione". 

Questi dati suggeriscono per la prima volta che è possibile utilizzare una terapia anticorpo-modulante contro un recettore di membrana coinvolto sia nel differenziamento muscolare che nella corretta omeostasi del calcio il cui eccesso di espressione sembra essere correlato agli eventi patologici dei muscoli DMD. Comprendere il contributo dell’espressione aberrante dell’IGF2R nella fisiopatologia della DMD aprirà la strada allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici.

 

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