Pubblicato il: 01/12/2020
L'immagine grafica del Concorso “Docucity @ Milano Città Mondo#05 - Le città delle donne”

L'immagine grafica del Concorso “Docucity @ Milano Città Mondo#05 - Le città delle donne”

Il 5 dicembre (dalle ore 15 alle ore 19.30) una diretta Facebook sulle pagine @docucity.lacitta e @milanocittamondo e sul canale Youtube del Mudec-Museo delle Culture, accompagnerà la proiezione dei 5 film finalisti e la premiazione del Concorso “Docucity @ Milano Città Mondo#05 - Le città delle donne” lanciato nei mesi scorsi e a aperto a documentari e opere di non-fiction che affrontano in modo creativo il tema della presenza attiva e delle esperienze di donne di diverse comunità e culture che vivono in contesti metropolitani italiani, con una particolare attenzione alla realtà milanese.

Docucity è un progetto curato dall’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con il CTU (Centro per l’innovazione didattica e le tecnologie multimediali dell’Università degli Studi di Milano) e sostenuto dal dipartimento di Scienze della Mediazione Linguistica e di Studi Interculturali.

Il Concorso, a cui hanno partecipato circa 30 opere, è inserito nell’ambito del palinsesto “Milano Città Mondo #05”, dedicato alla valorizzazione dei talenti delle donne delle varie comunità internazionali presenti nella città e delle culture di cui sono portatrici. L’evento è stato organizzato da Docucity/Unimi e CTU, in collaborazione con l’Ufficio Reti e Cooperazione Culturale del Comune di Milano e con il Mudec-Museo delle Culture.

"L’idea centrale del progetto risiede nella volontà di raccogliere – attraverso testimonianze, documenti e riflessioni – spunti che raccontino la complessità delle vite delle tante donne di tutto il mondo che in Italia lavorano, studiano, si incontrano, si innamorano, si raccontano…", spiegano i promotori del Concorso.

Dopo la valutazione della Giuria - composta da Jada Bai (mediatrice linguistico-culturale) Sergio Di Giorgi (critico cinematografico), Laura Graziano (Comune di Milano), Ana Maria Pedroso Guerrero (Associazione Culturale Cubeart), Sofia Salvatierra (film-maker) e Chiara Zanini (critica cinematografica) - sono stati selezionati i cinque documentari finalisti che saranno proiettati in streaming il 5 dicembre, dalle ore 15.

Dopo la visione, l'incontro con le registe, che risponderanno in diretta alle domande del pubblico, con il coordinamento di Chiara Martucci (ricercatrice esperta in tematiche di genere e intercultura dell’Università Statale) e di Nicoletta Vallorani (docente del dipartimento di Scienze della Mediazione Linguistica e di Studi Interculturali della Statale). A seguire, la cerimonia di premiazione del film vincitore del Premio "Docucity @ Milano Città Mondo #05 - Le città delle Donne" con la consegna del primo premio, offerto dall'Università Statale, da parte della prorettrice a Terza missione, attività culturali e impatto sociale, Marina Carini. I film finalisti rimarranno in visione sul canale Youtube del MUDEC per i due giorni successivi per permetterne la visione ad un pubblico più ampio.

 

Le sinossi dei cinque documentari finalisti (in ordine alfabetico)

 

Regia di Elena Bedei, EVA. PICCOLE DONNE CRESCONO (Italia, 2019, 21’)

Eva è una piccola donna di undici anni arrivata dal Kenya sei anni fa con i suoi sogni e le sue aspirazioni, che cerca di mettere in pratica con un ritmo tutto milanese. In realtà è sempre molto legata alla sua provenienza e non solo ne conserva il ricordo ma, grazie al contesto in cui vive, un gruppo familiare con cui fa spettacoli di danze e canti tradizionali, è ben viva in lei. Ce la mostra e ce la racconta. Un ritratto tenero, dove emerge un carattere determinato e una personalità forte e aperta, pronta a far dialogare nel suo essere la ricchezza di culture diverse.

 

Regia di Carla Cascone, Giulia Cafagna, Maria Castagna, Apollonia Mazzola, LA NAVE DAVIDÓ (Italia, 2019, 21’ 39’’)

La nave Davidò è un meta-documentario di viaggio, sul viaggio: per strada e nelle case. Un racconto in movimento per far emergere le storie di donne che dall’Africa hanno viaggiato, a piedi, via mare ed in strada, per arrivare in Sicilia. Un racconto in prima persona attraverso storie di vita e riflessioni sul colonialismo italiano in Etiopia, di queste donne che hanno cercato e continuano a cercare l’integrazione in Italia, piena di contraddizioni e possibilità.

 

Regia di Niloofar Yamini, LONTANO DALL’IRAN (Italia, 2018, 14’ 38’’)

La migrazione ha molte possibili forme e conseguenze. Le motivazioni che possono indurre delle persone a cercare un nuovo posto in cui vivere possono variare profondamente, ma per nessuna di loro è facile assimilare tutta la profonda diversità che intercorre tra un contesto e un altro. Quelle diversità iniziano a scavarsi uno spazio nella carne, a dare un nuovo ritmo al cuore e a cambiare i colori a cui i propri occhi sono più ricettivi molto prima che il pensiero cosciente possa iniziare a dare un nome al cambiamento in essere. Se poi a migrare sono persone sensibili, come sei donne dedite a diverse attività artistiche, questo fenomeno e le sue imprevedibili conseguenze sulla mentalità e sui sogni assumono proporzioni straordinarie, come quelle del movimento “Mercoledì Bianco”. Così, tra Oriente e Occidente si instaura un difficile principio di dialogo, in una fertile rete di rimandi mitici, ricordi nostalgici e limiti da superare.

 

Regia di Silvia Miola, OSCAR (Italia, 2019, 60’)

Oscar è un bambino cinese autistico di undici anni, ospite con la madre Ayen a casa di amici Italiani nella periferia di Palermo. Oscar ha molte paure, tra tutte quella che la madre possa un giorno abbandonarlo. L’unica frase che dice spontaneamente è: “Mamma non andare”. Jinyan è una madre impegnata e sempre di corsa. Spesso lascia il figlio da solo a casa dell’amica Antonella, con la quale ha un rapporto di sorellanza sancito da mutuo aiuto e scontri culturali. Oscar ha un’età difficile; comincia a manifestare aggressività sia in classe che a casa e Jinyan decide riportarlo in Cina per sperimentare alcune tecniche della medicina tradizionale cinese che potrebbero aiutare il bambino ad essere più sicuro e sereno. Il viaggio in Cina costringerà madre e figlio a confrontarsi con le proprie paure più profonde, facendo esplodere il conflitto.

 

Regia di Laura Fazzini, SAFA (Italia, 2017, 4’ 40’’)

Safa è una donna egiziana laureata in lingue, che vive con suo figlio Yassin nel quartiere Isola di Milano. La sua è una seconda vita, dopo aver perso la prima sotto le botte del marito. La sua è una vita da imprenditrice, egiziana milanese. Dopo essere fuggita dalla casa del marito con il figlio piccolo, decide di imparare l’italiano e un mestiere. Un apprendistato come pastaia le apre il mondo della pasta fresca e diventa in pochi anni consapevole di potercela fare da sola. Prende un piccolo laboratorio nel cuore del quartiere che si sta gentrificando e diventando da popolare a chic. Ci mette poco a farsi una clientela fissa di residenti che trovano nel suo negozio i prodotti tipici italiani. Ma di poco Safa non ha nulla, perché da sola e con un figlio piccolo ha imparato un lavoro, ha trovato i soldi per realizzarlo e ora è una delle pastaie più ricercate di Milano. Safa intreccia la sua cultura, religione e passato con quello che ha tanto desiderato, la libertà dopo anni di pestaggi e clausura.

 

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