Pubblicato il: 09/04/2019
Ricercatore durante il campionamento sul ghiacciaio

Ricercatore durante il campionamento sul Ghiacciaio dei Forni

È stato presentato, il 9 aprile a Vienna, nell’ambito della conferenza internazionale dell'European Geosciences Union, il ritrovamento di 75 particelle di microplastica in ogni chilo di sedimento sul Ghiacciaio di Forni, nel Parco Nazionale dello Stelvio, da parte di un gruppo di ricercatori dell'Università Statale di Milano e di Milano-Bicocca.

La contaminazione di microplastiche è ormai diffusa e documentata in molte regioni della Terra ed è ritenuta essere una tra le più impattanti sull'attività umana: ritrovata persino nella Fossa delle Marianne, ha una forte persistenza nell'ambiente, può entrare nella catena alimentare e ha un forte impatto sugli ecosistemi. Nonostante l'ampia diffusione di questa contaminazione, non erano stati ancora condotti studi sulla contaminazione da plastica nelle aree di alta montagna.

Indossando zoccoli di legno e abiti di cotone, per evitare la contaminazione dell’area con particelle di plastica derivanti dai materiali tecnici dell'abbigliamento di montagna, il team di ricerca – composto da Guglielmina Diolaiuti, Roberto Ambrosini, Roberto Sergio Azzoni e Marco Parolini del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali (Università Statale) e da Andrea Franzetti e Francesca Pittino (Università degli Studi di Milano-Bicocca – ha condotto i campionamenti nell'estate del 2018 sul ghiacciaio alpino, ritrovando per la prima volta poliestere, poliammide, polietilene e polipropilene, in quantità comparabili al grado di contaminazione osservato in sedimenti marini e costieri Europei.

"Sebbene non sia affatto sorprendente aver riscontrato microplastiche nel sedimento sopraglaciale, estrapolando questi dati, pur con le dovute cautele, abbiamo stimato che la lingua del Ghiacciaio dei Forni, uno dei più importanti apparati glaciali italiani, potrebbe contenere da 131 a 162 milioni di particelle di plastica – spiegano i ricercatori dell'Università Statale – L'origine di queste particelle potrebbe essere sia locale, data ad esempio dal rilascio e/o dall'usura di abbigliamento e attrezzatura degli alpinisti ed escursionisti che frequentano il ghiacciaio, sia diffusa, con particelle trasportate da masse d'aria, in questo caso di difficile localizzazione".

"Grazie a questa ricerca abbiamo ora la conferma della presenza delle microplastiche sui ghiacciai – spiega il professor Andrea Franzetti dell'Università di Milano-Bicocca – "Futuri studi investigheranno gli aspetti biologici legati alla loro presenza sui ghiacciai. Verranno infatti indagati i processi microbiologici di degradazione della plastica e il potenziale bioaccumulo delle particelle nella catena trofica. Verrà inoltre studiato l’assorbimento di altri contaminanti. È ormai noto che i ghiacciai non sono ambienti incontaminati, ma immagazzinano diversi inquinanti di origine antropica rilasciati nell'atmosfera, e le microplastiche potrebbero fornire un substrato dove queste sostanze possono accumularsi".

Contatti