Pubblicato il: 12/12/2019
Immagine tratta da Pixaby

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L’acqua, il nostro "oro blu", un bene tanto prezioso quanto dato per scontato. Se ne parla il 18 dicembre all’Università Statale di Milano nel workshop intitolato "Water Day”. Ore 10, Sala Napoleonica, via Sant’Antonio 12.

Organizzato da dipartimento di Chimica della Statale, Società italiana di Medicina ambientale e Irsa CNR, il workshop intende proporre un confronto  tra istituzioni, mondo della ricerca, utilizzatori e aziende del settore sui problemi storici, le attuali emergenze e le possibili soluzioni per la salvaguardia e l’uso consapevole di un bene tra i più preziosi per l’umanità.

Sebbene l’acqua copra i due terzi del pianeta, solo una piccola frazione, lo 0,008% è utilizzabile per fini alimentari o agricoli. Oltretutto, la sua distribuzione non è omogenea sulla terra, con concentrazioni più elevate nell’emisfero boreale.  La mancanza di acqua potabile e dei conseguenti servizi igienico-sanitari è inoltre stimata essere ancora un problema per il 29% e 55% della popolazione mondiale, dall’ Africa (soprattutto nell’area sub sahariana), al Medio Oriente e nei Paesi Arabi. In Europa la situazione è sicuramente meno grave, ma danni all’economia legati alla scarsità di acqua si sono registrati sempre più di frequente negli ultimi anni.

Ciò che preoccupa, però, non è solo la mancanza di acqua, ma anche la sua cattiva o bassa qualità. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità, più di 200 milioni di bambini muoiono a seguito del consumo di acqua non potabile e per le cattive condizioni sanitarie che ne derivano con oltre l’80% delle malattie nel sud del mondo (tifo, colera, gastroenteriti, epatite, lebbra, malaria) causate proprio dalla cattiva qualità dell’acqua.

Il problema della qualità della risorsa idrica è di stringente attualità anche nel nostro Paese, dove si registrano sempre più allarmi e blocchi dell’erogazione dell’acqua potabile a causa dell’inquinamento delle fonti e delle falde, sia di origine naturale, sia di origine antropica.

Oltre agli inquinanti convenzionali (arsenico, cromo ed altri metalli pesanti, interferenti endocrini, pesticidi, residui di farmaci e prodotti per l’igiene personale, microorganismi patogeni, …) si stanno aggiungendo i contaminanti emergenti (PFAS, nanomateriali, microplastiche, …) che rendono il lavoro di chi si occupa di acqua, sempre più complesso è multiparametrico. Solo un continuo investimento nella ricerca per trovare soluzioni, sia nell’ambito del controllo qualità, sia nella ricerca di metodologie efficienti e a basso costo che permettano la purificazione e sanificazione della risorsa idrica inquinata, potrà portare a risultati positivi

 

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