Pubblicato il: 01/08/2019
Cuore

Riproduzione di un apparato cardiocircolatorio

Uno studio – pubblicato su Scientific Report e coordinato da due gruppi di ricerca dei dipartimento di Scienze biomediche per la salute (Lorenza Tacchini e Elena Dozio) e di Scienze biomediche e cliniche "Luigi Sacco" (Manuela Nebulonidell'Università Statale di Milano – dimostra come la misurazione dello spessore del tessuto adiposo epicardico (EAT) possa costituire un importante strumento di prevenzione nell'ambito delle patologie cardiache.

La ricerca – condotta in collaborazione con il Policlinico San Donato IRCCS di Milano e l'Università di Ratisbona (Germania) – ha evidenziato per la prima volta come il secretoma del tessuto adiposo epicardico (EAT) possa influenzare la risposta elastica del cuore. Infatti, i meccanismi molecolari che governano sia lo stato di ipertrofia adiposa che il rimodellamento cardiaco negativo sono ad oggi ancora poco conosciuti.

Lo scopo di questo studio è stato pertanto di chiarire in che modo EAT possa promuovere il rimodellamento cardiaco negativo in pazienti affetti da patologie cardiovascolari (CVD), attraverso la produzione di una particolare adipochina, nota come ST2, direttamente implicata a livello cardiaco nella regolazione dei meccanismi di stretching compensatorio attivato dalle variazioni locali di pressione e di volume. In questo lavoro è stato verificato, quindi, come l'aumento della massa adiposa epicardica possa incrementare i livelli di ST2 attraverso l’attivazione delle proteine effettrici dell'cAMP note come proteine EPACs.

Lo studio –  condotto da Elena Vianello, ricercatrice di Patologia clinica al dipartimento di Scienze biomediche per la Salute dell'Università Statale – mette in evidenza come  EAT nello stato di ipertrofia sia una fonte sia di proteine EPAC che di ST2, e come  l'isoforma 2 delle proteine EPACs, nota come EPAC2, sembra essere direttamente coinvolta nella produzione di ST2 nel tessuto adiposo ipertrofico. In questa indagine è stato verificato che in pazienti cardiovascolari con EAT ipertrofico sia l'espressione di EPAC2 che di ST2 siano direttamente correlate agli indici di rimodellamento cardiaco negativo e pertanto ad una peggior prognosi di questi pazienti e ad un aumento del rischio di danno cardiovascolare. Ciò suggerisce che la misurazione di EAT potrebbe essere utile nella valutazione precoce delle complicanze cardiovascolari.

La ricerca ha coinvolto anche due strutture del Policlinico San Donato IRCCS: la UOC di Cardiologia universitaria, guidata da Marco Guazzi e Francesco Bandera, e l'Unità Complessa a Direzione Universitaria SMEL-1 Patologia clinica, Dipartimento di Patologia e Medicina di laboratorio, diretto da Massimiliano Marco Corsi Romanelli, docente di Patologia Clinica in Statale.

Contatti

  • Elena Vianello
    Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute

  • Massimiliano Marco Corsi Romanelli
    Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute