Pubblicato il: 11/09/2020
Covid-19

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La risposta all'infezione da SARS-CoV-2 varia da persona a persona, con alcuni pazienti che sviluppano sintomi più gravi di altri. Le ragioni delle differenze osservate nella gravità della malattia Covid-19 sono per lo più ancora sconosciute. In un articolo pubblicato da Cell Systems, due ricercatori del Centro di Complessità e Biosistemi (CC&B) dell'Università di Milano, Caterina La Porta e Stefano Zapperi, hanno dimostrato che il riconoscimento immunitario della SARS-CoV2 differisce molto da persona a persona e potrebbe quindi spiegare perché si possa rispondere in modo diverso al virus. Quando una cellula è infettata da un virus, espone sulla sua superficie frammenti delle proteine virali, o peptidi, in associazione con molecole HLA. Esistono due classi di molecole HLA: classe I e classe II. Le molecole HLA di classe I sono esposte sulla superficie di tutte le cellule nucleate e innescano l'attivazione delle cellule T che poi distruggono la cellula infetta. Le molecole HLA differiscono da individuo a individuo, così come la loro capacità di legare i frammenti virali e di esporli sulla superficie della cellula. Nel loro lavoro, gli autori hanno utilizzato reti neurali artificiali per analizzare il legame dei peptidi SARS-CoV-2 con le molecole HLA di classe I. In questo modo, hanno identificato due serie di molecole HLA presenti in specifiche popolazioni umane: la prima serie mostra un debole legame con i peptidi della SARS-Cov-2, mentre la seconda mostra un forte legame e una forte propensione per le cellule T.

Stefano Zapperi, professore del dipartimento di Fisica, spiega che "le reti neurali artificiali sono in grado di analizzare enormi quantità di dati sperimentali accumulati nel corso degli anni sulle affinità di legame HLA per produrre nuove previsioni per la SARS-CoV-2".

"Il nostro lavoro offre un utile supporto per identificare la suscettibilità individuale alla COVID-19 e illustra un meccanismo alla base delle variazioni della risposta immunitaria alla SARS-CoV-2" continua Caterina La Porta, docente di Patologia Generale presso il dipartimento di Scienze e politiche ambientali, che conclude poi: "questo lavoro apre interessanti prospettive per un pre-screening della popolazione per sviluppare strategie preventive".

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