Pubblicato il: 03/04/2019
Sergio Abrignani e Massimiliano Pagani

Da sinistra Sergio Abrignani e Massimiliano Pagani

CheckmAb, spin-off dell'Università Statale di Milano nata per sviluppare nuove immunoterapie contro i tumori, dotate di elevata efficacia e ridotta tossicità, compie un anno.

Fondata nel marzo 2018, CheckmAb si basa su un brevetto derivato da idee e attività di ricerca di Sergio Abrignani, docente di Patologia generale, e Massimiliano Pagani, docente di Biologia molecolare all'Università Statale di Milano e vede tra i soci, oltre all'Ateneo milanese e ai due docenti, anche l'Istituto Nazionale di Genetica Molecolare "Romeo ed Enrica Invernizzi" e Principia SGR di Milano ora Xyence Capital, il più grande fondo di Venture Capital in Italia. Con più di 10 milioni di euro di valorizzazione, CheckMab è a oggi lo spin-off universitario che ha raccolto più finanziamenti privati in Italia.

L'attività di CheckmAb è focalizzata sullo sviluppo di anticorpi monoclonali diretti contro nuove molecole selettivamente presenti sulla superfice di linfociti infiltranti i tumori e non sui linfociti del resto dell’organismo (molecole coperte dal brevetto depositato da Abrignani e Pagani), anticorpi che, a parità di efficacia, dovrebbero indurre molti meno effetti indesiderati di tipo autoimmune degli attuali anticorpi usati per l'immunoterapia dei tumori.

Il gruppo di ricerca di CheckmAb

Da sinistra: Renata Grifantini, Direttore scientifico e generale di CheckmAb, insieme ai ricercatori Manuele Martinelli, Federica Bianchi, Susanna Campagnoli e Tiziano Donnarumma

Nel primo anno di attività, i ricercatori della spin-off CheckmAb, tutti con pluriennale formazione professionale presso grandi aziende farmaceutiche e centri di ricerca internazionali, hanno già identificando anticorpi monoclonali che inibiscono selettivamente linfociti T regolatori intratumorali, con l'obiettivo di completare lo sviluppo preclinico di almeno un anticorpo monoclonale umanizzato specifico per una delle molecole di interesse entro il 2020 e portare in prove cliniche di fase 1 almeno uno di questi anticorpi entro il 2021, il tutto finanziato con un secondo ciclo di "fund raising" per 15-20 milioni di euro.

"CheckmAb è un ottimo esempio di come la ricerca accademica possa essere tradotta in attività d’impresa e creare valore – commentano Sergio Abrignani e Massimiliano Paganie ipotizziamo che nei prossimi anni gli anticorpi monoclonali sviluppati da CheckmAb saranno a disposizione degli oncologi per il trattamento di quel 20% di pazienti con tumori avanzati, non trattabili con gli attuali agenti immunoterapici a causa di pregresse storie di autoimmunità o che hanno interrotto l'attuale terapia a causa di eccessivi e intrattabili eventi autoimmuni".

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