Pubblicato il: 20/03/2019
La locandina della mostra

La locandina della mostra

Si intitola “La prima carità al malato è la scienza” la mostra che sarà inaugurata il 26 marzo all’Ospedale San Paolo – ore 13, atrio ospedale, via Antonio di Rudinì 8 – e che racconta la storia di Giancarlo Rastelli, cardiochirurgo italiano di fama mondiale, morto prematuramente, nel 1970, a 36 anni.

La mostra – visitabile fino al 2 aprile – nasce dal lavoro di alcuni studenti di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna, che due anni fa ebbero modo di conoscere e approfondire la vita e gli studi di Rastelli. Ora sulla scia dei loro colleghi emiliani, gli studenti del corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università Statale hanno quindi proposto all’Ateneo e all’ASST Santi Paolo e Carlo di ospitare la mostra dedicata al cardiochirurgo presso il polo didattico dell’Ospedale San Paolo.

Dopo la formazione in Italia, Giancarlo Rastelli si trasferì negli Stati Uniti, presso la Mayo Clinic di Rochester. Tra i suoi studi più importanti si ricordano in tutto il mondo il “metodo Rastelli” per la correzione chirurgica di due gravi cardiopatie congenite (la trasposizione dei grandi vasi e il canale atrio-ventricolare) e la “classificazione Rastelli” che ha il pregio di mettere d’accordo due scuole di pensiero riguardanti la descrizione anatomo-patologica del canale atrio-ventricolare.

All’inaugurazione intervengono l’assessore alla Cultura di Regione Lombardia, Stefano Bruno Galli, Matteo Stocco e Stefano Carugo, rispettivamente direttore generale della ASST Santi Paolo e Carlo e direttore del reparto di Cardiologia, oltre a Stefano Centanni, direttore del dipartimento di Scienze della salute, e a Laura Boella, docente di Filosofia per l’Università Statale.

“Come studenti di Medicina del San Paolo – spiegano Irene Abatangelo e Maddalena Sala, tra gli studenti organizzatori della mostra - siamo rimasti affascinati dalla vita di Rastelli: la proposta di portare questa mostra in Statale nasce dall’ammirazione verso quest’uomo che come medico, marito, collega e amico ha saputo fare della propria vita un dono per gli altri. Crediamo che la sua storia abbia molto da dire a ciascuno di noi che sia medico, studente, paziente e raccontarla attraverso questa mostra è il nostro modo di esprimere cosa significhi per noi oggi diventare medici che mettono al centro il bene della persona, consapevoli del fatto che la prima carità al malato è la scienza, carità che comincia dalla fatica dello studio, della ricerca e del lavoro che acquisiscono significato solo se donati”.

 

 

Contatti