Rossella Menegazzo, docente di Storia dell’Arte dell’Asia Orientale all’Università Statale di Milano - Foto di Yuki Seli
Rossella Menegazzo, docente di Archeologia, Storia dell'Arte, Religioni e Filosofie dell'Asia orientale e sud-orientale all’Università Statale di Milano, ha ricoperto l’incarico di Responsabile Cultura, Scienza ed Educazione del Commissariato Generale per l'Italia a Expo 2025 Osaka, l’Esposizione universale giapponese, appena conclusa dopo sei mesi in cui la professoressa, da anni attiva nel creare un "ponte" tra Italia e Giappone, ha lavorato per raccontare, con un’ampia offerta culturale, l’Italia in Asia all'interno del Padiglione Italia.
Un lavoro che ha dato importanti frutti: il Padiglione Italia, infatti, ha ottenuto il "Gold Award" del BIE (Bureau International des Expositions), l'organo che organizza le esposizioni universali, per lo sviluppo del tema di Expo, "un premio che conferma l’enorme lavoro fatto sui contenuti e sul percorso esperienziale", in coerenza con il tema dell'evento “Designing Future Society for Our Lives”.
L'abbiamo intervista chiedendole di raccontarci quella che definisce "un'esperienza unica, sei mesi intensi e bellissimi", da cui ha potuto trarre importanti insegnamenti: "Come studiosa, da un punto di vista culturale, ho ancora una volta sperimentato l’importanza di saper tradurre la propria cultura per un pubblico di altri Paesi e di un’altra lingua. Un tema che ritengo importantissimo e su cui dobbiamo fare ancora tanto esercizio".
Il Padiglione Italia a Expo Osaka - Photo Courtesy Padiglione Italia, Expo 2025 Osaka
Che è Expo è stata?
Expo 2025 Osaka è stata un’Expo in crescendo, dopo le titubanze iniziali per le esperienze, purtroppo negative, dei giochi Olimpici di Tokyo, frenati dal Covid. Alla fine l'Esposizione ha attratto 25.578.986 visitatori, oltre 29 milioni contando anche gli accreditati dai 188 Padiglioni presenti, di cui 152 nazionali. Un pubblico in gran parte giapponese ma anche asiatico, con una enorme presenza dal Sud-Est asiatico, da Cina, Corea, ma anche dall’Europa. Il tema dell’Expo, “Designing Future Society for Our Lives”, ha ovviamente portato al centro le questione legate all’AI e alla robotica, ma bisogna ammettere che ha vinto la voglia di incontro tra le persone e lo scambio.
Come è stato concepito il programma culturale del Padiglione Italia, quali aspetti ha voluto evidenziare? Come si racconta la cultura di un Paese come l’Italia in un contesto come quello di una Esposizione Universale?
Il Padiglione Italia ha risposto al tema di Expo con il motto “L’arte rigenera la vita” declinandolo nello spazio Visitor’s Experience con la scelta di opere d’arte di epoca romana, rinascimentale, barocca, moderna e contemporanea esposte insieme a prodotti della ricerca scientifica, del design per raccontare la creatività e il legame speciale tra Italia e Giappone. Nel piccolo teatro da cui di giorno entravano i visitatori accolti da un video introduttivo all’esperienza, ogni sera è stato proposto uno spettacolo live di trenta minuti di giovani e affermati talenti di ogni ambito musicale e performativo, un’offerta che ha creato la base e l’aspettativa per tutti gli altri spettacoli classici pop e rock che si sono tenuti nei grandi spazi teatrali di Expo e in città con una partecipazione straordinaria del pubblico. Nell’auditorium infine ogni giorno, senza pause, il palinsesto ha previsto convegni, talk, tavole rotonde, workshop e dimostrazioni, incontri B2B, firme di accordi e MOU in ambito economico e della ricerca in collaborazione con i ministeri, le regioni presenti settimanalmente anche in sede di mostra, camera di commercio, enti di ricerca, universitari e Afam, scuole, associazioni, fondazioni e aziende.
Hanno aderito 18 regioni italiane su 20 e sono state presenti con esposizioni, dimostrazioni artigianali e della produzione locale, offerta culturale, artistica performativa oltre che aver presentato i progetti di ricerca e industriali più aggiornati. Abbiamo cercato di farlo sempre in dialogo con le tante realtà simili e vicine, giapponesi e asiatiche, invitando relatori locali nei panel, creando connessioni e collaborazioni con altri padiglioni tematici dentro e fuori Padiglione Italia. Tante proposte di programma sono arrivate dagli enti partecipanti e accompagnate nel percorso, tante le abbiamo proposte come Commissariato producendole per affrontare temi trasversali e universali.
Quali sono stati i momenti più significativi?
Difficile riassumere sei mesi di attività senza pausa, è come riassumere la vita di una città vivace. E’ successo davvero di tutto e molto devo ancora rielaborarlo. I momenti più belli sono quelli in cui le nostre eccellenze hanno incontrato quelle di altri Paesi e altri Padiglioni aprendo un nuovo dialogo, in ambito artigianale, artistico, musicale, filosofico, scientifico.
Abbiamo iniziato le attività in auditorium, ad aprile scorso, con un grande convegno sulla prima delegazione di giovani samurai evangelizzati che, per la prima volta, viaggiarono in Italia e in Vaticano, nel 1585. Un convegno nato dal dipinto del Tintoretto esposto nella visitor’s experience che ritrae Ito Mancio, a capo della delegazione di samurai. A quel convegno hanno partecipato la Fondazione Trivulzio, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana e la Waseda University, la Sophia University, la provincia di Nagasaki e i sindaci delle città da cui i giovani samurai partirono per l’Italia; il convegno ha avuto un ulteriore sviluppo sotto la guida della direttore d’orchestra Tomomi Nishimoto che ha organizzato un concerto delle musiche e delle preghiere legate al viaggio dei giovani samurai. A chiusura di Expo abbiamo infine offerto al pubblico la figura di Ito Mancio robot, in collaborazione con il padiglione Future of Life del prof. Ishiguro, massimo studioso e creatore di robot androidi. Un dialogo culturale che ha attraversato tutto expo portando a un racconto interdisciplinare e a riflessioni importanti sul senso della vita e della morte con scienziati e filosofi religiosi.
Altri momenti speciali?
Il forum culturale Koyasan Kaigi, evento che ogni anno si tiene al Monastero del Koyasan, luogo sacro del buddhismo, per la prima volta portato in un altro luogo, con un evento al Padiglione Italia. In collaborazione con la Tokyo University e il suo Research Centre for Advanced Technology and Design, infatti, abbiamo organizzato una giornata il cui fulcro è stato il Mandala come rappresentazione dell’universo nelle culture buddhista e cristiana a confronto, e il fior di loto, portato in una installazione mobile di legno e carta intitolata il “Fior di loto dell’Altruismo” ideata da un team di scienziati con il coinvolgimento di 10mila bambini di scuole giapponesi e professionisti della carta, del legno, delle profumazioni. L'evento è stato aperto dalla recita del Sutra dei monaci del Koyasan davanti all’Atlante Farnese e seguito da panel filosofici, sul tema dell’inclusività e della sostenibilità, difficilmente ripetibile.
Il Padiglione Italia a Expo Osaka - Photo Courtesy Padiglione Italia, Expo 2025 Osaka
Cosa significa portare l’Italia in Giappone?
Credo che quello che abbiamo portato sia la diversità e la varietà del tessuto culturale italiano, insieme al piacere di interagire, di confrontarsi, di stimolare domande e non dare solo risposte prefabbricate in modo trasversale. Il Padiglione ha cambiato temi ogni settimana accogliendo le regioni. Abbiamo mostrato l’immagine di una Italia tanto amata dal pubblico attraverso cucina e arte vera, con capolavori della scultura e della pittura esposti, però, accanto a risultati della ricerca scientifica e tecnologica e a opere meno note contemporanee.
Abbiamo portato al grande pubblico i progetti di centinaia di giovani talenti, studenti, studiosi, musicisti, artisti, selezionati attraverso un accordo con il Ministero dell’Università e della Ricerca. Le tre grandi orchestre MUR - sinfonica, jazz e barocca -; i nostri migliori conservatori che hanno creato operette e musical si sono esibiti nei grandi spazi di Expo riempiendo i teatri. Mentre laboratori e workshop di Atenei e Accademie hanno fatto partecipare attivamente il pubblico dentro e fuori il Padiglione su attività legate al tessile, alla stampa, al mosaico, con talk, installazioni, VR.
Tante anche le occasioni di collaborazione create nell’ambito artistico: con il padiglione Jellyfish, prodotto da Nakajina Sachiko sul tema STEAM e la sua Kurage band; sessioni jam nei due padiglioni e in spazi esterni con Serena Autieri, Umbria Jazz Funkoff Band, gli Sbandieratori della Quintana di Ascoli Piceno, dj Serafine, la Notte della Taranta, gli studenti di Scuola Futura, le maschere sarde di Ottana e Mamoiada; collaborazioni multiple anche con la scuola di teatro No Yamamato di Osaka e la Kurage band; con le compagnie del Festival Awa Odori di Tokushima, burattini del Friuli Venezia Giulia, i ningyo joruri di Tokushima; eventi in città come lo spettacolo del Teatro la fenice alla Festival Hall, la banda dei Carabinieri al santuario Shimogamo di Kyoto, gli sbandieratori e la banda jazz nella piazza della Stazione JR di Osaka…Abbiamo lavorato con i Signature Pavilion giapponesi e i loro producers, abbiamo avuto momenti molteplici di scambio su artigianato, cucina, cultura con le province di Wakayama, Tokushima, Tottori.
Qual è stata l’accoglienza delle proposte italiane da parte del pubblico giapponese?
Abbiamo avuto fino a 7 ore di coda per entrare al padiglione, un afflusso continuo, quotidiano, ordinato ed entusiasta all’uscita, tante persone sono tornate più volte. Tutti gli spettacoli hanno registrato il tutto esaurito, gli spettacoli nella piazza esterna hanno raccolto il pubblico anche dall’alto del ring facendo ballare e divertire anche, ma soprattutto portando una diversità di offerta che nessun altro padiglione ha portato, così come i workshop.
Il Padiglione Italia a Expo Osaka - Photo Courtesy Padiglione Italia, Expo 2025 Osaka
Che esperienza è stata per lei?
Unica. Sei mesi di lavoro senza sosta, quotidiano, difficilmente spiegabile. Una produzione di contenuti costante, per il giorno dopo, e per i mesi dopo, da far convivere con la necessità di organizzazione e coordinamento delle attività in essere che richiede la presenza fisica e il confronto continuo con tutti gli stakeholder e i relatori organizzatori e da invitare. Non credo esista una realtà simile, per durata e in cui la velocità del susseguirsi degli eventi e quindi del lavoro dietro le quinte deve trovare equilibrio con la qualità di ciascun momento proposto e con il continuo accoglimento di visite, delegazioni e ospiti.
Come studiosa, da un punto di vista culturale, ho ancora una volta sperimentato l’importanza di saper tradurre la propria cultura per un pubblico di altri Paesi e di un’altra lingua. Un tema che ritengo importantissimo e su cui dobbiamo fare ancora tanto esercizio.
Ho imparato molto dell’Italia, tantissime cose che non conoscevo. Ho incontrato persone che in una vita normale non si incontrano e forse neppure in due. La cosa che ho amato di più è proprio l’incontro con le persone e il godimento della bellezza del saper fare di ciascuno con la possibilità di far incontrare queste unicità e i talenti con voci simili ma diverse giapponesi e veder nascere collaborazioni che spero diventino la legacy di questa Expo.
Insieme alla bellissima mostra dei capolavori del Padiglione Italiano che apre il 24 ottobre al Museo Municipale d’arte di Osaka, prodotta dall’Asahi shinbun, che già registra il tutto esaurito. Un progetto che prolunga l’esperienza del Padiglione Italia per il pubblico giapponese fino a gennaio, dando avvio alla commemorazione dei 160 anni di amicizia tra Italia e Giappone che avviene nel 2026.
Contatti
-
Rossella Menegazzo
Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali
Potrebbero interessarti anche