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“Arte come relazione” è il titolo della giornata di studi organizzata il 17 dicembre dal dipartimento di Beni culturali e ambientali e dal corso di laurea magistrale in Storia e critica dell’arte dell’Università Statale. Ore 10-18, Sala Napoleonica, via Sant’Antonio 12.
Nelle due sessioni del convegno, la riflessione si concentrerà sulle pratiche artistiche incentrate sulla relazione non mediata con gli altri e sviluppate anche in contesti sociali che tradizionalmente non sono deputati all’arte.
La sessione del mattino, aperta dai saluti del direttore del dipartimento di Beni culturali e ambientali, Alberto Bentoglio, sarà dedicata all’estetica relazionale e al radicale ripensamento del sistema dell’arte messo in atto, negli anni Sessanta, da Carla Lonzi, scrittrice e critica d’arte, fondatrice della casa editrice Rivolta Femminile, che rivive nella testimonianza dell’artista e poeta visuale, Luca Quartana, che racconterà la mostra collettiva “Politica (del, per o riguardante il cittadino)”, tenutasi a Novi Ligure nel 1988.
La sessione del pomeriggio - dalle ore 14.30 - sarà invece dedicata a un’altra forma di relazione atipica: l’arte in carcere. In programma un intervento di Stefano Simonetta sui progetti formativi dell’Università Statale presso le carceri milanesi, seguito da quello di Annarosa Buttarelli sul pensiero e sulla pratica relazionale femminista di Carla Lonzi.
Conclude la giornata la tavola rotonda dal titolo "Progetto Casina. Arte come relazione nella sezione femminile di San Vittore”, dedicata all’attività artistica del Progetto Casina. Nato nel 1991, il progetto si rivolge alle donne detenute, proponendo spazi di relazione e confronto attraverso le arti e attuando quelle pratiche artistiche non mediate.
Intervengono Antonella Ortelli, artista e fondatrice del Progetto Casina, Luigi Pagano, provveditore dell’Amministrazione penitenziaria per la Lombardia, Giacinto Siciliano, direttore della Casa circondariale di San Vittore, Francesca Masini, educatrice presso la sezione femminile dello stesso carcere, Laura Lepetit, editrice, e alcune delle detenute del Progetto Casina.
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