Pubblicato il: 09/12/2020
La locandina del docufilm Dancing at the Vatican

La locandina del docufilm Dancing at the Vatican

Si intitola “Dancing at the Vatican il docufilm, disponibile su Youtube, che racconta l'incontro del 18 maggio 2017 tra un gruppo di persone colpite dalla malattia Còrea di Huntington, insieme ai familiari, e Papa Francesco, in Vaticano.

Il film - disponibile con sottotitoli in inglese, spagnolo, portoghese, francese e italiano - racconta il viaggio dall'America Latina di un gruppo di venezuelani, colombiani e persone provenienti da altre parti dell'America Latina e altre decine di Paesi del mondo per l'incontro con il Pontefice in Vaticano: un momento di grande importanza perché ha portato ad emergere le storie di migliaia di persone colpite da questa grave malattia neurodegenerativa. "Once hidden to the world, they found the strength to be seen", il sottotitolo del docufilm a sottolineare la forza di combattere lo stigma che colpisce le persone affette dalla malattia che si manifesta con movimenti involontari del corpo.

Ad accompagnarli in questo viaggio di riscatto e speranza, c'è anche Elena Cattaneo, farmacologa dell'Università Statale di Milano e senatrice a vita che, con il suo gruppo di ricerca, è tra le massime studiose della Còrea di Huntington. Nel docufilm, Cattaneo racconta il senso di un’esperienza nata come richiesta di un'udienza privata con il Papa di una sola famiglia, come testimonianza delle persone affette dalla malattia, e poi diventata un incontro con centinaia di persone provenienti da 25 paesi del mondo.

"Il messaggio di fede, speranza per il futuro e inclusione che in quell'occasione Papa Francesco ha indirizzato ai malati Huntington, è più che mai valido oggi, alla fine di un anno così difficile e doloroso - commenta la professoressa Cattaneo sottolineando che: "In questi mesi, per la prima volta, tutta l'umanità sta sperimentando, nello stesso momento e in maniera evidente e tragica, l'incertezza di ciò che ci aspetta, la vulnerabilità, l'attesa di una cura e la speranza di un ritorno alla normalità, grazie anche alla ricerca scientifica. Sentimenti che, se fino a un anno fa erano per lo più prerogativa di una minoranza della popolazione - fra cui le persone affette da malattie rare ancora prive di cure e le loro famiglie - oggi accomunano le vite di tutti noi".

 

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