Acque refluee
Una ricerca, condotta dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS e dall’Università degli Studi di Milano in collaborazione con Regione Lombardia e appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale JAMA, ha evidenziato che l’analisi delle acque reflue è uno strumento in grado di offrire una fotografia molto più accurata sulla reale diffusione del virus. Attraverso i reflui urbani è infatti possibile intercettare anche la popolazione positiva asintomatica che sfugge agli indicatori epidemiologici tradizionalmente usati per la sorveglianza del COVID-19: nuovi positivi e ospedalizzazioni da COVID-19 al giorno.
Lo confermano i dati raccolti nel Comune di Milano che mostrano come la carica virale nelle acque reflue, raccolte ed esaminate con il supporto tecnico-logistico del gestore del Servizio Idrico MM SpA, a novembre 2021 sia stata simile a quanto rilevato a novembre 2020, nonostante il numero di positivi e ospedalizzati dell’autunno 2021 fosse di gran lunga inferiore a quanto osservato un anno prima
Queste evidenze possono favorire un più accurato processo decisionale delle Autorità locali e nazionali, in quanto integrano in modo significativo le evidenze basate sui numeri dei nuovi positivi e delle ospedalizzazioni da COVID-19 al giorno. In quest’ottica, il monitoraggio del SARS-CoV-2 nelle acque reflue può assumere un ruolo centrale anche se non esaustivo, poiché fornisce una misura obiettiva della circolazione del virus nel complesso della popolazione, pur non essendo in grado di segmentarne la diffusione in termini demografici (per sesso, età, etc.).
Le analisi sono state condotte grazie ad una metodologia in grado di misurare la concentrazione del virus SARS-CoV-2 nelle acque reflue, messa a punto presso l’Università Statale di Milano, sotto la guida di Elena Pariani e Sandro Binda, nel laboratorio di riferimento regionale per la sorveglianza di SARS-CoV-2 e presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, nel laboratorio di Tossicologia della Nutrizione. Fin dall’inizio della pandemia di COVID-19, si è osservato, infatti, che le persone infette da SARS-CoV-2 possono espellere il virus con le feci, anche se non hanno sintomi.
“Questo - spiega Sara Castiglioni a capo dell’unità di Biomarkers ambientali del Mario Negri - ha aperto la strada al monitoraggio della presenza del virus nelle acque reflue, seguendo un approccio chiamato “epidemiologia delle acque reflue”, come strumento che può svelare tempestivamente la situazione epidemiologica nell’area servita dall’acquedotto analizzato”.
“La messa in campo di questo nuovo approccio alla sorveglianza di SARS-CoV-2 – aggiunge Laura Pellegrinelli, ricercatrice del dipartimento di Scienze biomediche per la Salute dell'Università Statale di Milano – ci permette di avere un vantaggio sul virus, prevedendone la circolazione massiccia con ben due settimane di anticipo ed eventualmente intercettando l’introduzione di nuove varianti. L’epidemiologia delle acque reflue apre nuove opportunità per la sorveglianza di future epidemie.”
La metodologia elaborata, descritta in diversi lavori scientifici durante il 2021, è stata applicata a livello regionale e ha permesso di monitorare la diffusione del virus nelle principali città lombarde, anche grazie alla Rete Lombarda di sorveglianza epidemiologica dei reflui urbani.
“La situazione fotografata dai dati – conclude Giovanni Nattino, a capo dell’unità di inferenza causale in epidemiologia del Mario Negri e responsabile delle analisi statistiche - conferma che, nonostante il virus circolasse anche tra i vaccinati, i vaccini sono stati fondamentali nel prevenire le forme sintomatiche e gravi della malattia. Questo dovrebbe mettere in guardia gli individui immunocompromessi e chi non ha ancora ricevuto il vaccino, poiché il rischio di contrarre il virus è molto superiore rispetto a quanto può essere ipotizzato sulla base del numero di casi positivi e ospedalizzati”.
Contatti
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Laura Pellegrinelli
Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute
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