Le immagini qui pubblicate documentano le conseguenze dell’occupazione non autorizzata degli spazi della nostra Università, avvenuta giovedì sera 31 ottobre in occasione della festa di Halloween.
Nonostante gli interventi messi in atto dall’Ateneo per garantire la sicurezza delle persone e salvaguardare l’interesse pubblico alla conservazione dell’integrità dei luoghi in cui quotidianamente si svolgono le attività universitarie, la chiusura del portone di accesso alla sede di Via Festa del Perdono n. 7 è stata impedita; nelle ore successive sono stati introdotti illegalmente in Ateneo materiali anche infiammabili, oltre a cibi e bevande alcoliche di vario genere.
La festa si è quindi svolta tra le 22 e le 5 del giorno successivo e a essa hanno partecipato centinaia di ragazzi, molti dei quali minorenni e in gran parte forse inconsapevoli del contesto di illegalità in cui tale evento è maturato: le foto che vedete sono ciò che rimane di quella giornata.
L’Ateneo riapre regolarmente, lunedì 4 novembre, ordinato e pulito, ma il ripristino della normalità ha costi materiali e morali che, purtroppo, sono a carico di tutta la comunità.
L’Ateneo continuerà a difendere con forza i valori della legalità e del rispetto, contro ogni forma di sopraffazione e sopruso da parte di una minoranza che viola le regole della convivenza democratica.
Il pur legittimo diritto al divertimento e alla gioia non può e non deve avvenire violando il patrimonio dell’Ateneo e mancando di rispetto ai valori delle persone che in esso operano e studiano ogni giorno con dedizione e onestà.
Lettera aperta del Rettore Elio Franzini (Read the English version of the open letter from the Rector Elio Franzini)
Le immagini che vedete si commentano da sole e sono il risultato dell'ennesima occupazione illegale degli spazi della nostra università, avvenuta giovedì sera in occasione di Halloween.
Queste feste, del tutto abusive, organizzate da gruppi in larga parte esterni all'Ateneo, che chiedono persino una tariffa per l'ingresso, sono state tollerate per molti anni, quasi fossero l'inevitabile prezzo da pagare per risparmiare la nostra comunità da sfregi peggiori.
Sono tuttavia profondamente convinto che ogni atteggiamento di passiva indifferenza o rassegnazione nei confronti di atti di palese illegalità sia sbagliato in assoluto e, ancor più, da parte di un’Università pubblica, che da sempre fa della difesa della legalità e dei diritti uno dei suoi essenziali valori, da trasmettere alle giovani generazioni.
Per tale motivo avevamo deciso una chiusura straordinaria alle ore 16, nella giornata di giovedì. E lo abbiamo fatto avvisando con congruo anticipo gli studenti e il personale che lavora in sede centrale, senza tenerli, come accaduto in passato, in uno stato di passiva soggezione rispetto a quanto stava accadendo. Sono infatti certo che non vi sia base più solida contro ogni forma di sopruso e prepotenza che quella di dimostrare di essere, come siamo, una comunità coesa, fatta di persone che rivendicano con orgoglio il rispetto per il luogo dove studiano e lavorano, per quanto esso rappresenta ma anche per quanto è nello specifico, un complesso monumentale tra i più importanti del paese, un bene pubblico, vulnerabile e prezioso, che abbiamo l'onore di abitare, con tutta la responsabilità che da questo deriva.
Purtroppo ogni misura precauzionale non è bastata.
Dopo le 16, siamo rimasti soli, testimoni di un reato che si compiva senza nulla poter fare, ad assistere alla preparazione dello scempio che vedete e che soltanto per un caso non ha avuto conseguenze peggiori, come quelle che si sono di recente verificate, in contesto del tutto analogo, presso un’altra università italiana.
La difesa pacifica e condivisa con l’intera nostra comunità della legalità è compito arduo al quale non ho intenzione di sottrarmi: richiede tuttavia un'assunzione di responsabilità da parte di tutti, dentro e fuori l'Università, in primis dalle autorità deputate alla nostra sicurezza, alle quali rivolgo un appello a nome di tutto il nostro Ateneo. Il nostro auspicio è che si possa e si debba custodire la sicurezza di questo luogo, di coloro che lo frequentano e di chi abita il quartiere senza essere costretti a scegliere tra due estremi, tra le cariche della polizia e una posizione di pericolosa e assuefatta passività – come se non esistessero altre soluzioni ispirate a una pacifica, ma ferma, assunzione di responsabilità, al rispetto assoluto della legalità, alla difesa dei più elementari diritti della convivenza civile.
Abbiamo deciso di pubblicare le immagini perché tutti siano consapevoli e si impegnino perché questa sopraffazione non si debba ripetere, nel silenzio collettivo della comunità accademica, delle istituzioni e dell’opinione pubblica.
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