Pubblicato il: 01/02/2023
Valentina Bollati, docente del dipartimento Scienze cliniche e di comunità dell’Università Statale di Milano

Valentina Bollati, docente del dipartimento Scienze cliniche e di comunità dell’Università Statale di Milano

Individuare le caratteristiche dei singoli che possono permettere di comprendere la maggiore o minore capacità di adattarsi a fattori ambientali, quali per esempio l’inquinamento atmosferico, potenzialmente causa di malattie. E’ l’obiettivo che si pone il progetto "MAMELI - MApping the Methylation of repetitive elements to track the Exposome effects on health: the city of Legnano as a LIving lab", guidato da Valentina Bollati, docente del dipartimento Scienze cliniche e di comunità dell’Università Statale di Milano, vincitore di un ERC Consolidator Grant di circa 3 milioni di euro.

“MAMELI – spiega Valentina Bollati, già vincitrice di un ERC Starting Grant nel 2011 e di un ERC PoC nel 2018 - avrà come obiettivo principale quello di studiare i meccanismi epigenetici che mediano l'effetto dell'esposoma sulla salute, focalizzandosi in particolare sullo studio della metilazione degli elementi ripetuti. Il concetto di esposoma - chiarisce la professoressa Bollati - comprende tutti i determinanti della malattia umana incontrati durante il corso della vita. Il legame tra esposoma e salute è supportato dall'evidenza che lo sviluppo di uno stato di malattia è in gran parte determinato da fattori di rischio comportamentali, ambientali e occupazionali, molti dei quali sono modificabili, almeno potenzialmente. Sebbene molte delle esposizioni che compongono l'esposoma siano estremamente comuni, ad esempio l’inquinamento atmosferico, solo una minoranza degli individui esposti si ammala, probabilmente a causa di caratteristiche individuali che alterano la suscettibilità agli stressogeni ambientali”.

A partire da questa osservazione, quindi, i ricercatori cercheranno di rispondere ad alcune domande quali: la capacità di adattarsi ai fattori scatenanti ambientali può spiegare le differenze che osserviamo nella risposta individuale alle esposizioni? Può essere spiegata dalla diversa capacità adattativa di alcuni? E' possibile individuare un modo per identificare e tracciare questa suscettibilità?

Il progetto di ricerca ha una durata di 5 anni, si svolgerà presso l'EPIGET Lab, il Laboratorio di Epidemiologia, Epigenetica e Tossicologia del dipartimento di Scienze cliniche e di comunità dell'Università Statale e si avvarrà delle collaborazioni con i gruppi di ricerca di Ateneo coordinati da Elia Biganzoli, docente del dipartimento di Scienze biomediche e cliniche, e da Caterina La Porta, docente del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali, con il gruppo coordinato da Michele Miragoli, docente dell'Università degli Studi di Parma e con Luca Pandolfini, ricercatore dell'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.

La “Coorte MAMELI”, fondamento del progetto, sarà costituita a Legnano (MI). E proprio la cittadina lombarda ha ispirato il nome del progetto di ricerca, come spiega Valentina Bollati: “Dopo la decisiva battaglia tra l'esercito imperiale di Federico I (Barbarossa) e la Lega Lombarda nel 1176, Legnano è l'unica città, oltre a Roma, citata nell'Inno nazionale italiano (l'Inno di Mameli; “Dall'Alpe a Sicilia, Dovunque è Legnano”, ovvero Dalle Alpi alla Sicilia, Ogni Luogo è Legnano). Questo ha dato il nome di MAMELI al nostro progetto”.

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