Pubblicato il: 14/12/2018

Si è spento il 9 dicembre, nella sua casa di San Diego in California, Riccardo Giacconi, considerato il padre fondatore dell'astronomia nei raggi X e per questo insignito del Premio Nobel per la Fisica nel 2002. Grande il cordoglio nella comunità astrofisica mondiale, per l'impatto che Giacconi ha avuto sia nella ricerca, sia nella direzione di grandi istituti di ricerca come lo Space Telescope Science Institute (1981-1993) e l'European Southern Observatory (ESO, 1993-1999). Nel video, l’intervista di Piero Bianucci al professor Giacconi del 3 ottobre 2012, tratta dal canale YouTube di INAF.

Nato nel 1931 a Genova, Riccardo Giacconi si laurea in Fisica all'Università Statale di Milano nel 1954, lavorando nel gruppo di Giuseppe "Beppo" Occhialini e ricoprendo, quindi,  per due anni i ruoli di assistente e professore incaricato nel nostro Ateneo, che lascerà nel 1956 per trasferirsi all'Università dell'Indiana con una borsa di studio.

Sarà l'inizio di una fulminante carriera negli Stati Uniti, di cui prenderà in seguito la cittadinanza.

Dopo un breve periodo a Princeton, Giacconi passa all'American Science and Engineering, dove incontra Bruno Rossi e apre per la prima volta una "finestra" sull'Universo nei raggi X, rivelando i meccanismi fisici che agiscono in fenomeni di grande energia come i buchi neri, le stelle di neutroni, le galassie con nucleo attivo: attraverso il lancio di un razzo con a bordo un rivelatore X scoprono la prima sorgente cosmica in raggi X – Scorpius X-1 – una sorgente nella costellazione dello Scorpione la cui emissione X era mille volte maggiore di quella luminosa.

La consegna del Premio Nobel nel 2002

La consegna del Premio Nobel nel 2002

Le ricerche andarono avanti prima con piccoli satelliti come «Uhuru» (1970), lanciato sotto la guida di Luigi Broglio dalla base italiana San Marco in Kenya, poi con il grande satellite «Einstein», messo in orbita nel 1978, diretto da Giacconi. Da allora sono stati messi in orbita osservatori per raggi X sempre più potenti, fino all'italiano «Beppo Sax», a «Chandra» (americano, ancora sotto la guida di Giacconi) e «XMM-Newton» (europeo). Nel frattempo, Giacconi diventa anche professore ad Harvard.

È del 1990, invece, mentre Giacconi è direttore dello Space Telescope Science Institute e professore alla John Hopkins, la chiamata per chiara fama da parte della Facoltà di Fisica dell’Università Statale di Milano per ricoprire l'incarico di professore ordinario di Astrofisica, incarico votato all'unanimità dal Consiglio di facoltà e che durerà fino al 1999.

È in questo periodo che Giacconi viene nominato anche Direttore Generale dell'ESO, dividendosi tra Milano e Monaco di Baviera e dando inizio alla realizzazione del colossale VLT (Very Large Telescope), tuttora il più grande telescopio del mondo, affidando la guida del progetto a Massimo Tarenghi, anch'egli ex allievo e professore ordinario nel nostro ateneo fino al 1991