Pubblicato il: 04/12/2020
Un laboratorio di ricerca

Un laboratorio di ricerca

Si aggiunge un altro tassello al grande mosaico delle malattie neurodegenerative, in particolare riguardo l’idea che malattie neurodegenerative differenti possano avere una base comune. E questo importante traguardo anche grazie alla ricerca biomedica italiana. In pratica, le malattie neurodegenerative possono convergere verso meccanismi comuni e dipendere da geni che possono esprimersi con manifestazioni clinicamente eterogenee.

Questa la conclusione di un lavoro internazionale che appare in Neuron a cui l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano – Università degli Studi di Milano e Centro “Dino Ferrari” hanno attivamente collaborato. Infatti, la mutazione considerata patognomonica della Malattia di Huntington (HD), cioè l’ espansione della tripletta nucleotidica CAG, è stata evidenziata anche in pazienti affetti di Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) e Demenza Frontotemporale (FTD): il dato acquista ancor più significato perché è stato replicato in una seconda ed indipendente serie di Pazienti.

La neurodegenerazione – afferma Vincenzo Silani, neurologo e docente del dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti dell'Università degli Studi di Milano – ha probabilmente caratteristiche biologiche comuni che pur si esprimono con diverse manifestazioni cliniche. Il presente lavoro ne fornisce una inaspettata evidenza: una mutazione ritenuta patogenetica per HD si trova oggi evidenziata anche in Pazienti affetti da altra patologia neurodegenerativa quale la SLA e la FTD. Ancor più sorprendente è il riscontro – continua  Silani – dell’ aggregato proteico patognomonico della SLA/FTD, cioè l’ accumulo della proteina TDP-43 nel citoplasma unitamente a quello specifico per la Malattia di Huntington, appunto l’ huntingtina, in due pazienti studiati e portatori della espansione”.

La scoperta rafforza l’evidenza che le diverse malattie neurodegenerative – afferma ancora Silani – possono essere considerate espressione diversificata di comuni processi patogenetici verosimilmente prevalenti in selettive popolazioni neuronali a scapito di altre, dunque responsabili delle diverse manifestazioni cliniche. L’ impegno di ricerca e quindi terapeutico potrà giovarsi nel futuro di una sincronia di conoscenze guadagnate nei diversi settori: cadono così barriere e pregiudizi”. Certamente pazienti affetti da SLA e FTD necessiteranno ora di essere sequenziati anche per il gene codificante per huntingtina onde non ignorare una seppur minoranza di Pazienti che potrà richiedere terapie differenziate, per altro già emergenti”.

Le Malattie Neurodegenerative di cui l’ IRCCS Istituto Auxologico Italiano si occupa da tempo sono pronte a vivere una primavera terapeutica conseguente allo sviluppo della medicina personalizzata grazie alla identificazione di biomarcatori genetici e non con l’ arrivo di terapie geniche ed anticorpali mirate a correggere le specifiche proteine aggregate e tossiche.

L’interesse per la Malattia di Huntington in Istituto è testimoniato dai diversi contributi nel corso degli anni fra i quali una delle prime dimostrazioni di un interessamento sistemico della malattia già negli anni 80 ottenuto mediante la dimostrazione di anomalie delle membrane eritrocitarie, con una interazione con il Centro Trasfusionale e dei Trapianti dell’ Ospedale Maggiore Policlinico, diretto allora dal Prof. Girolamo Sirchia. A seguire, negli anni 2000 la dimostrazione che l’ huntingtina mutata determina una ridotta produzione del fattore trofico BDNF corticale grazie anche al contributo del Dott. Andrea Ciammola presso il Laboratorio del Senatore a vita, Prof.ssa Elena Cattaneo.

Contatti