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Si è svolta nell'Aula Magna dell'Università Statale di Milano la cerimonia di apertura dell'anno accademico 2017-2018, in larga parte dedicata al conferimento della laurea magistrale honoris causa in "Relazioni Internazionali" a tre donne, madri, che insieme testimoniano nel modo più dolente e inflessibile la storia e l'attualità di uno dei casi di violazione dei diritti umani più atroci del nostro tempo, quello dei Desaparecidos.
Vera Vigevani Jarach ed Estela Barnes de Carlotto, dalla storica Plaza de Mayo, e Yolanda Morán Isais "rappresentano in maniera particolarmente significativa – recita la delibera con la quale il Senato ha approvato all'unanimità il conferimento delle lauree - i movimenti nati in Argentina, e in seguito in Messico, per i diritti delle vittime delle sparizioni forzate e sono testimonianza di un instancabile impegno in difesa dei diritti umani e nella ricerca della verità e della giustizia".
Dopo i saluti del Sindaco di Milano, Giuseppe Sala e del Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, a pochi mesi della scadenza del suo mandato, Gianluca Vago rinuncia al protocollo e alla tradizionale formula della relazione e affida al pubblico della sua ultima inaugurazione da Rettore una riflessione sul futuro dell'Università - "non solo della nostra Università ma del modello di Università che conosciamo" - che ha tutto il sapore di un lascito morale.
Vago richiama l'urgenza con cui in un mondo che si sta trasformando con un'intensità mai prima d'ora conosciuta, occorra necessariamente ripensare "al modo con cui, per secoli, abbiamo organizzato e pensato e praticato il sapere, la sua trasmissione, il suo utilizzo". L'esortazione al coraggio di decidere di cambiare, di scegliere, di cogliere una sfida dalla portata eccezionale, non può non chiamare in causa la resistente consuetudine all'immobilismo che inceppa ogni slancio di innovazione, abito "particolarmente congeniale al temperamento accademico".
Vago prende spunto dall'ironico libretto Microcosmographia academica, scritto da un docente di filosofia di Cambridge all'inizio del secolo scorso, per dimostrare quanto il vizio del "decidere, deliberatamente, di non decidere" sia ancora oggi ben radicato nella ordinarietà della vita universitaria. La portata epocale di quanto oggi sta accadendo invece – tra impatto della tecnologia digitale, intelligenza artificiale e rivoluzione genetica, "una rivoluzione che intaccherà la nostra stessa concezione di umanità" – impone con forza la necessità di operare il cambiamento, e di farlo "in tempi che non siano ridicoli rispetto alle velocità con cui tutto intorno sta cambiando". "Dobbiamo chiedere a noi stessi – conclude Vago - di assumerci la responsabilità, non eludibile, di farlo. Sbagliando, riprovando; ma decidendo di rischiare il nuovo. Non basta il buon senso, se è solo senso comune, e paura. Non serve chiosare altri chiosatori. Non c'è alternativa; o si prova ad andare avanti, o stare fermi vuol dire, inesorabilmente, andare indietro".
Filippo Fleishhacker, Presidente della Conferenza degli studenti, prende la parola dopo il Rettore, richiamando l'attenzione sul profondo processo di trasformazione che Milano sta attraversando, esortando all'impegno tutte le componenti della comunità universitaria. Fleishhacker sottolinea anche come "il mondo della conoscenza, della libera ricerca, del confronto delle idee costituiscano un patrimonio inestimabile per il futuro della popolazione mondiale e il principale ostacolo al diffondersi della barbarie delle dittature e al sopruso istituzionalizzato". "La nostra realtà non è caratterizzata dal buio – ha continuato Fleishhacker – "ma il buio può arrivare più rapidamente di quanto non possiamo immaginare se la nostra presenza, la nostra vigilanza diventano ogni giorno sempre più flebili".
A conclusione del momento più propriamente riservato all'apertura dell'anno accademico, Enrico Calamai ha pronunciato la Prolusione dedicata a "Genocidio e desaparición - Politiche eliminazioniste ieri e oggi", introducendo i temi al centro della seconda parte della cerimonia.
Diplomatico italiano a Buenos Aires negli anni Settanta, distintosi per le coraggiose azioni condotte per salvare le vite di centinaia di dissidenti politici nel periodo più buio della dittatura, Enrico Calamai riannoda in un'unica trama che "continuerà a riaffiorare dove e quando chi detiene il potere riterrà esservi le condizioni propizie", genocidio ebraico, strategia della desaparición in Argentina, così come in altri paesi non solo dell'America latina, e la tragedia delle migliaia di migranti e richiedenti asilo – "i desaparecidos dell'Europa opulenta del nuovo millennio" li definisce – che rischia di divenire "il più perfezionato sistema eliminazionista della storia dell'umanità". Calamai descrive le Madri come "la nuova Antigone collettiva che l'arroganza del potere fa emergere dall'indifferenza del coro, impegnate ciascuna di loro per tutti i giovani desaparecidos in quella che finisce per diventare una linea politica avente come pilastri della vita sociale memoria, verità e giustizia". Il loro impegno, continua Calamai, "scaturisce dalla diretta cognizione del dolore e dalla capacità di dargli un significato trasformandolo in lotta politica, portato avanti non per il proprio caso individuale, ma in nome di tutte le vittime".
Preceduta dall'Adagio di Albinoni eseguito dal quartetto di archi dell'Orchestra dell'Università Statale, la Laudatio pronunciata da Ilaria Viarengo, Direttore del Dipartimento di Studi internazionali, giuridici e storico-politici, ha voluto onorare "il coraggio di chi non dimentica gli orrori del passato e non si arrende a quelli del presente, affinché tali orrori non vadano impuniti e non si ripetano mai più", sottolineando come "quando lo Stato è assente, o peggio è colpevole o complice, non rimanga che il coraggio del singolo (…) che produce forme di resistenza, movimenti che molto spesso ruotano attorno a una figura femminile, sia essa madre, moglie, sorella o figlia; che si occupano di tutelare i diritti delle vittime, di ricercare la verità e la giustizia, e di proiettare la memoria nel futuro". Ilaria Viarengo affida la parte finale della Laudatio a Francesco Mapelli, alumno della Statale, laurea in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee, attivamente impegnato in Argentina nei movimenti per i diritti delle vittime delle sparizioni forzate.
In apertura della suo intervento Francesco Mapelli dedica alle Madres le parole di Nelson Mandela "l'amore è più naturale per il cuore umano che il suo contrario", ricorda come davanti al dolore e alla paura ci abbiano insegnato "la pazienza della resilienza e il coraggio della ribellione" e come "davanti all'urgenza del tempo che scorre inesorabile si siano fatte instancabili testimoni", battendosi ancora "non per eroismo ma per crescente necessità". A tale riguardo Mapelli invita alla responsabilità dell'azione concreta, in particolare delle nuove generazioni, per "operare una reale promozione e tutela dei diritti umani, tentando di diffondere la conoscenza delle violazioni e di estenderli a quanti più individui possibile", giacché, continua Mapelli, "è il presente ciò che veramente ci appartiene. L'artificio della memoria, l'esercizio del ricordo che per forza di cose ha radici lontane, può tramutarsi in azione concreta solo se dimostriamo di essere cittadini consapevoli del nostro tempo".
Al termine delle Lectio magistralis, pronunciate in un clima di grande emozione, in spagnolo da Estela Barnes de Carlotto e da Yolanda Moràn Isais, e in italiano da Vera Vigevani Jarach, milanese di nascita, le Madres hanno ricevuto dal Rettore Gianluca Vago la laurea ad honorem magistrale in "Relazioni internazionali" con le tre diverse motivazioni che seguono.
A Estela Barnes De Carlotto, Presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo:
"Per avere dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani, della democrazia e della libertà, attraverso la restituzione dell'identità ai nipoti sottratti durante la dittatura in Argentina. Per il suo impegno instancabile nella lotta contro l'impunità e nella richiesta di memoria, verità e giustizia in tutto il mondo".
A Yolanda Morán Isais, Madre di desaparecidos e coordinatrice del gruppo FUNDEM, Fuerzas unidas por nuestros desaparecidos en México, Region Centro:
"Per il suo straordinario coraggio per la tutela dei diritti umani, nella costante richiesta di nuovi strumenti giuridici affinché memoria, verità e giustizia siano garantite a tutti. Per il suo infaticabile impegno nel trasmettere ovunque nel mondo la sua testimonianza del dramma dei desaparecidos del presente".
A Vera Vigevani Jarach, Madre di Plaza de Mayo-Linea Fundadora:
"Per avere dedicato la sua vita, segnata da due delle più grandi tragedie del Novecento, alla difesa dei diritti umani e alla richiesta di verità e giustizia. Per avere, come partigiana della memoria, insegnato alle nuove generazioni l’importanza di non rimanere in silenzio e di non arrendersi all'indifferenza”.
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