Pubblicato il: 13/06/2024
L'Università degli Studi di Milano.

L'Università degli Studi di Milano.

La percentuale di occupati fra i laureati e le laureate dell’Università Statale di Milano è superiore rispetto alla media nazionale. È quanto emerge dal rapporto 2024 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati presentato oggi da Almalaurea, il Consorzio Interuniversitario che ha analizzato circa 660 mila laureati di 78 università. 

Per quel che riguarda l'Università degli Studi di Milano, l’indagine ha preso in esame 20.812 laureati e laureate. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2022 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello (lauree magistrali e a ciclo unico) usciti nel 2018 e intervistati dopo cinque anni.

Per i laureati e laureate triennali (mai iscritti a un corso successivo) il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è del 78% (il tasso nazionale è del 74,1%), mentre quello di disoccupazione è del 6,7%. Il contratto di lavoro è a tempo indeterminato per il 33,6%, determinato per il 24,1%, mentre un 14% svolge attività in proprio. La retribuzione in media è di 1.425 euro mensili netti (mentre la retribuzione media nazionale è di 1.385 euro).

Per i laureati e laureate di secondo livello a un anno dalla laurea l’occupazione è del 79,6% (media nazionale il 75%). Di questi il 22,1% degli occupati può contare su un contratto a tempo indeterminato, il 22,1% a tempo determinato e un 9,1% svolge un’attività in proprio. La retribuzione è in media di 1.436 euro mensili netti: 1.413 euro per i magistrali biennali e 1.495 euro per i magistrali a ciclo unico (nazionale 1.432 euro).

A cinque anni dalla laurea di secondo livello il tasso di occupazione sale all’ 88,3% (media nazionale 88,2%). I contratti a tempo indeterminato sono il 50%, a tempo determinato il 13,3%, mentre a svolgere un’attività in proprio è il 16,4%. Sale anche la retribuzione media, arrivando a 1.792 euro mensili netti: 1.724 per i magistrali biennali e 1.906 per i magistrali a ciclo unico (1.768 euro la media nazionale).

Nelle interviste è anche stato chiesto se il titolo di studio serva nel lavoro che svolgono.  Il 61,6% degli occupati e occupate con laurea triennale ha risposto che il titolo è molto efficace o efficace.

Tra gli occupati e occupate con laurea di secondo livello a un anno dall’uscita dall’università è il 70% a ritenere la laurea molto efficace o efficace per il lavoro. Ma dopo cinque anni a rispondere che il titolo ottenuto è molto efficace o efficace è il 74,1% degli occupati e occupate (il 65,7% tra i magistrali biennali e l’87,8% tra i magistrali a ciclo unico).

Il 63,9% dei laureati e laureate è inserito nel settore privato, mentre il 33,6% nel pubblico; il 2,4% lavora nel non-profit. L’ambito dei servizi assorbe l’82,0%, mentre l’industria accoglie il 16,2% degli occupati e occupate; 1,5% la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.

Sono dati che confermano, senza mezzi termini, la bontà della strada intrapresa, da tempo, dalla ‘Statale’ che, oltre a promuovere la sua missione tesa a garantire il diritto allo studio, sta adattando, sempre di più, la propria attività didattica e di placement alle esigenze contemporanee del mercato del lavoro. Si tratta di un impegno che proseguirà, naturalmente, nei prossimi anni: siamo, del resto, consapevoli dei cambiamenti progressivi che investono il tema dell’occupazione e il nostro compito è anche quello di interpretarli per promuovere attività mirate conseguenti a beneficio della comunità studentesca. L’avvento delle transizioni digitale ed ecologica, le cosiddette twin transition, richiedono, oggi, alle nostre organizzazioni, siano esse profit o non profit, un forte adeguamento delle competenze finalizzato a condurre in porto queste due grandi sfide. La nostra università, in questo scenario, continuerà a fare la propria parte: il nostro obiettivo è quello di ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro nel dialogo con le imprese, contribuendo a generare capitale umano in grado di guidare il mutamento e a consentire a studentesse e studenti di essere protagonisti nel mercato del lavoro. Un approccio ‘anticiclico’ che, siamo certi, ci aiuterà a proiettare i e le professioniste del futuro oltre questa difficile congiuntura economica” conclude Marina Brambilla, Prorettrice ai servizi per la didattica e agli studenti e studentesse dell’Università degli Studi di Milano.