Pubblicato il: 19/08/2021
Dall'alto, da sinistra a destra: Giulietta Riboldi, Irene Faravelli, Paola Rinchetti, Stefania Corti

Dall'alto, da sinistra a destra: Giulietta Riboldi, Irene Faravelli, Paola Rinchetti, Stefania Corti

L'atrofia muscolare spinale (SMA) è una malattia neuromuscolare progressiva causata da mutazioni nel gene della sopravvivenza motoneuronale 1 (SMN1), a cui conseguono bassi livelli di proteina SMN funzionale. È caratterizzata dalla degenerazione dei motoneuroni α delle corna anteriori del midollo spinale con conseguente debolezza muscolare progressiva ed exitus precoce dei pazienti.

SMN interagisce oltre che con sé stessa anche con altre proteine per formare un complesso che svolge un ruolo nell'assemblaggio delle ribonucleoproteine. SMN è modificato da SUMO (Small Ubiquitin-like Modifier), ma non era noto, fino ad ora, se la sumoilazione fosse necessaria per le funzioni di SMN che sono rilevanti per la patogenesi della SMA.

Un team di ricercatori con Giulietta Riboldi e Irene Faravelli dell'Università Statale di Milano, co-primi autori, e i colleghi, tra cui Paola Rinchetti, sempre dell'Università di Milano, ha dimostrato, con uno studio pubblicato su Nature Communications, come l'inattivazione di un motivo che interagisce con SUMO (SIM) altera la distribuzione subcellulare di SMN, l'integrità del suo complesso e la sua funzione nella biogenesi di piccole ribonucleoproteine nucleari.

L'espressione di un mutante di SMN inattivato in SIM in un modello murino di SMA è in grado di estenderne leggermente il tasso di sopravvivenza con correzione parziale dei deficit motori. Questi risultati suggeriscono che la sumoilazione è importante per il corretto assemblaggio e funzione del complesso SMN e che la perdita di questa modifica post-traduzionale compromette la capacità di SMN di correggere i deficit selettivi nel circuito sensitivo-motorio in modelli murini transgenici SMA. Questi dati indicano un nuovo meccanismo patologico che potrebbe essere un utile target per lo sviluppo di nuove terapie complementari SMN-indipendenti per la SMA.

Il lavoro nasce da una stretta collaborazione tra il gruppo di ricerca di Francesco Lotti, docente della Columbia University e quello di Stefania Corti, Centro Dino Ferrari, docente del dipartimento di Fisiopatologia medico-chirurgica e dei trapianti dell'Università degli Studi di Milano, Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Il link allo studio pubblicato su Nature Communications.

 

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