Pubblicato il: 10/10/2017

Giovedì 12 ottobre, alle ore 14.30, presso il Padiglione 62 dell'Ospedale "L. Sacco" di via G. B. Grassi 74, si è tenuto l'incontro dedicato al primo anno del Centro per la Ricerca Pediatrica. Sono intervenuti Anselmo Stucchi, presidente della Fondazione "Romeo ed Enrica Invernizzi", Gianluca Vago, rettore dell'Università Statale di Milano, Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia, Alessandro Visconti, direttore generale dell'ASST Fatebenefratelli Sacco, e Gian Vincenzo Zuccotti, coordinatore scientifico del Centro. La presentazione dei primi risultati è stata a cura del team di ricerca.

Abbiamo intervistato Gianvincenzo Zuccotti, professore ordinario di Pediatria al dipartimento di Scienze Biomediche e cliniche "L. Sacco", Prorettore delegato ai rapporti con le Istituzioni Sanitarie e coordinatore scientifico del Centro.

Il ritratto di Gianvincenzo Zuccotti

Il professor Gianvincenzo Zuccotti - Foto di Angelo Negri, 2017

Professor Zuccotti, il Centro per la Ricerca Pediatrica "Romeo ed Enrica Invernizzi" compie un anno. Si può tracciare un primo bilancio sulle attività del Centro?

Quando il 30 settembre 2016 abbiamo inaugurato il Centro eravamo a metà del cammino, oggi siamo pienamente operativi, e nell'incontro del 12 ottobre racconteremo i primi risultati già ottenuti dalle due linee di ricerca specifiche del Centro: quella sul diabete di tipo 1 (condotta in collaborazione con l'Università di Harvard) e quella sulla piattaforma di genomica batterica.

Il diabete di tipo 1, anche conosciuto come diabete insulino-dipendente, colpisce soprattutto bambini e adolescenti. Cosa vi aspettate dalla vostra ricerca per questa malattia?

La nostra ambizione è quella di trovare una cura definitiva per questa malattia cronica e autoimmune legata in particolare all'età pediatrica, con picco tra i 10 e i 14 anni. Sul diabete operano in particolare Paolo Fiorina, Francesca D'Addio e Moufida Ben Nasr, in collaborazione con Harvard, dove lavoravano fino al loro rientro in Italia, al Centro Invernizzi appunto. Proprio sul diabete abbiamo ottenuto ottimi risultati su modello animale, che saranno resi noti entro la fine del 2017.

Avete recentemente acquisito due nuovi sequenziatori, apparecchiature utili per la ricerca relativa alla piattaforma di genomica batterica.

Con la piattaforma di genomica batterica vogliamo intercettare rapidamente e monitorare in tempo reale le infezioni ospedaliere, una delle principali cause di mortalità all'interno degli ospedali. Capire come si sviluppano e si muovono all'interno e tra i luoghi di cura significa evitare il loro diffondersi e l'insorgere di complicanze severe. Anche in questo caso portiamo avanti un tipo di ricerca unica e all'avanguardia e ci auguriamo di avere importanti risultati in tempi rapidi.

Sequenziatori all'interno del Centro Invernizzi

I due nuovi sequenziatori acquisiti dal Centro Invernizzi - Foto di Angelo Negri, 2017

Medicina rigenerativa, farmacocinetica e farmacogenetica sono gli altri campi di ricerca in cui opera il Centro Invernizzi. Di cosa si tratta e quali sono le potenziali ricadute per la cura dei pazienti pediatrici.

Gli studi di medicina rigenerativa e riparativa provano a utilizzare cellule staminali, con determinate caratteristiche, per ricostruire e rigenerare danni d'organo o neurologici da malformazione congenita o sofferenza prenatale o perinatale. Con la farmacocinetica e farmacogenetica, a cui si sono aggiunte anche le nanotecnologie, siamo impegnati nello sviluppo di strumenti diagnostici e terapeutici mirati per patologie specifiche di età pediatrica. Tutto questo è stato possibile grazie all'ingresso nel Centro Invernizzi dei laboratori di Anna Maria Di Giulio (Ospedale San Paolo) ed Emilio Clementi (Ospedale Sacco) per la farmacocinetica e farmacogenetica, di Fabio Corsi per le nanotecnologie (ICS Maugeri Pavia) e di Giulio Pompilio (Centro Monzino) e Stefano Carugo (Ospedale San Paolo), per le cardiopatie congenite.

Qual è il ruolo giocato dal Centro Invernizzi all'interno della rete territoriale per la formazione specialistica e l'assistenza in ambito pediatrico?

Quando circa un anno fa Fondazione Invernizzi ha accettato di finanziare un Centro di Ricerca Pediatrica, Regione Lombardia stava avviando una riorganizzazione della Rete materno-infantile milanese (Progetto RIMMI), per riunire ostetricie e ginecologie, neonatologie, pediatrie e neuropsichiatrie infantili in un unico dipartimento funzionale, che potesse diventare la più grande azienda materno-infantile d'Europa. Ci è sembrato strategico affiancare a questa grande rete ospedaliera un Centro di ricerca traslazionale fortemente orientata all'ambito pediatrico - settore in cui purtroppo si investe poco - ma che in un prossimo futuro potesse allargare il proprio ambito di ricerca anche all'adulto.
Già adesso, la piattaforma di genomica batterica sta riscuotendo grande interesse da parte dalle microbiologie dei vari ospedali della Regione, che vedono nella nostra ricerca un ottimo alleato nell'ambito della sorveglianza negli ospedali.

Ricercatrici al monitor

Ricercatrici del Centro Invernizzi - Foto di Angelo Negri, 2017

Il 4 ottobre l’Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel per la chimica 2017 agli sviluppatori della crio-microscopia elettronica. Nel 2016, l'Università di Milano ha acquisito, insieme a Fondazione Invernizzi, il primo esemplare italiano di crio-microscopia elettronica proprio per il vostro Centro: come utilizzate uno strumento tanto all'avanguardia?

Il crio-microscopio ci permette di capire molto meglio i meccanismi di azione di virus, batteri e anche degli stessi farmaci. Questo consentirà di ridurre i tempi di sviluppo di nuove molecole e di nuovi farmaci. La resistenza agli antibiotici si sta diffondendo: abbiamo bisogno da una parte di limitare la diffusione delle infezioni con azioni di tipo preventivo ed epidemiologico, dall'altra di implementare e favorire uno sviluppo più rapido di farmaci. Ricordo però che il crio-microscopio, proprio dato il suo straordinario potenziale, è a disposizione anche di altri gruppi di ricerca, anche di altri Atenei.

L’importanza di una ricerca vicina al letto del paziente ha ancora molto bisogno di essere comunicata e compresa dal pubblico. Che riscontro avete, per cominciare, dalle famiglie dei vostri piccoli pazienti?

L'ambito di ricerca di più facile comprensione è di certo quello sul diabete: per le famiglie sapere che un centro clinico che si occupa della cura e assistenza dei loro figli ha, al proprio interno, anche un centro di ricerca che lavora a nuove terapie è veramente importante.
Crediamo molto nel valore della divulgazione di quanto facciamo. Molto recentemente abbiamo partecipato a MeetMeTonight con lo stand Human City e infine abbiamo organizzato l'evento del 12 ottobre proprio per condividere con il pubblico il nostro lavoro e i risultati finora ottenuti.

Il Centro conta circa 30 membri, tra professori, ricercatori e assegnisti, suddivisivi in quattro ambiti di ricerca - diabete mellito di tipo 1, piattaforma di genomica batterica, medicina riparativa e rigenerativa, cardiopatie congenite - e lavora in stretto raccordo con laboratori di ricerca italiani - presso gli Ospedali Sacco, San Paolo e il Centro Cardiologico Monzino - e internazionali. Da Harvard in particolare, per gli studi sul diabete, provengono Paolo Fiorina, Francesca D’Addio e Moufida Ben Nasr. Il Centro si trova al padiglione 62 dell'Ospedale Sacco, in Via Giovanni Battista Grassi 74.