Il professor Rodolfo Paoletti
È scomparso nei giorni scorsi, all’età di 89 anni, Rodolfo Paoletti, farmacologo di fama mondiale e docente all’Università Statale di Milano, dove fondò e diresse, dal 1970 al 2000, l’Istituto di Scienze farmacologiche, ricoprendo poi l’incarico di preside della Facoltà di Farmacia dal 1982 al 2000 e dal 2003 al 2006 e di direttore del dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolari dal 2001 al 2003.
Figura centrale della farmacologia italiana e mondiale, il professor Paoletti ha ricoperto, nella sua lunga carriere scientifica, importanti e prestigiosi incarichi. Tra gli altri, è stato rappresentante dell'Italia nel Consiglio Scientifico della Nato a Bruxelles, presidente della Federazione delle Società Europee di Farmacologia, della International Atherosclerosis Society e della Società Italiana di Tossicologia, oltre a ricoprire l'incarico di consulente del Ministero della Salute della Repubblica di Albania nel campo della terapia farmacologica. È stato, inoltre, membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, del Comitato Nazionale per la Prevenzione, Diagnosi e Terapia delle malattie cardiovascolari e della Commissione Unica del Farmaco.
La sua figura è, però, legata anche alla formazione delle nuove generazioni, come ricordano con commozione tre sue allieve, scienziate e docenti in Statale: Maria Pia Abbracchio, prorettrice vicaria e con delega a Ricerca e Innovazione, Adriana Maggi, già docente di Biotecnologie farmacologiche, dal 2018 al 2020, prorettrice a Valorizzazione e Trasferimento delle conoscenze, e dal 2021 alla guida del progetto UnimiScienza a Città Studi, Elena Cattaneo, studiosa della Coréa di Huntington e senatrice a vita, che hanno avuto in Paoletti un "maestro" che oggi ricordano con gratitudine.
"Il professor Rodolfo Paoletti è stato uno dei fondatori della farmacologia milanese e per decenni punto di riferimento a livello nazionale e internazionale - ricorda Maria Pia Abbracchio. Negli anni aveva sviluppato un network ricchissimo di contatti con accademie e istituzioni di ricerca fra le più prestigiose al mondo, mettendolo a disposizione dei suoi allievi. Anticipando i tempi, ci ha trasmesso una concezione di ricerca moderna, necessariamente collaborativa, interdisciplinare e internazionale. Ci ha abituati al confronto costante con i colleghi, alla critica e autocritica costruttive e ad affrontare obiettivi sempre più sfidanti. Credo che questa sia la ricchezza più grande e al tempo stesso l'eredità più preziosa che ci ha lasciato”.
Per Adriana Maggi, Rodolfo Paoletti è stata “una figura illuminata che ha saputo non solo brillare nel panorama scientifico internazionale anticipando molti degli sviluppi della ricerca farmacologica, ma anche un sapiente organizzatore in grado di attrarre e guidare un grande numero di collaboratori e allievi costruendo una scuola leader nella farmacologia mondiale. Una personalità poliedrica, competente nella scienza come nelle arti figurative, di grande carisma per la sua vitalità, sagacia, saggezza e lungimiranza. Una persona di riferimento e unica che lascia un ricordo incancellabile in molti di noi”.
"Mi sento legata al professor Paoletti per avermi, nella vita professionale, spronato e indirizzato alla ricerca anche quando ero tentata di percorrere altre vie – conclude Elena Cattaneo. Nella vita incontriamo tante persone. Tutte ci danno qualcosa ma alcune ci lasciano qualcosa di più e Paoletti era una di queste perché sapeva consigliare e incoraggiare con quell’ironia, schiettezza e finanche durezza tipiche della persona autentica. Uomo carismatico e di solidità rara, ha lavorato sempre e solo per la farmacologia, l’Istituto e le sue allieve e allievi con la passione e l’autorevolezza dei veri maestri. Mi stringo ai familiari, alle tante persone che gli sono state accanto negli anni della malattia e alla comunità scientifica della farmacologia italiana, per aver avuto il privilegio di aver conosciuto e lavorato con uno studioso dall’indiscussa passione e rigore scientifico”.
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