Pubblicato il: 08/02/2022
Immagine tratta da Pixabay

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L’impatto della pandemia, in particolare in riferimento alla prima ondata, su una categoria tra le più esposte al rischio di infezione da Sars-CoV-2: gli igienisti dentali il cui lavoro prevede, tra l’altro, procedure che producono alti livelli di aerosol con interventi su pazienti che necessariamente non indossano mascherina.

Questo l’oggetto di uno studio condotto dai ricercatori del dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche dell’Università Statale di Milano, guidati dalla docente di Malattie odontostomatologiche, Elena Maria Varoni, e pubblicato sulla rivista PLOS ONE. La ricerca ha raccolto dati provenienti da questionari inviati a tutti gli igienisti lombardi poco dopo la fine della prima ondata del 2020, quando la Lombardia rappresentava il primo focolaio in Italia per Covid-19. L’obiettivo era raccogliere informazioni su quanti si fossero contagiati, come fosse cambiata la routine lavorativa e i risvolti socio-economici legati primo lockdown.

Su più di 300 questionari restituiti, tre quarti degli intervistati hanno espresso di aver avuto paura di venire infettati durante la propria pratica clinica, tanto da pensare, nel 21% dei casi, di cambiare lavoro. L’air polishing, una procedura di igiene dentale professionale basata su un getto aria e polveri, inoltre, è stata identificata come la prestazione a rischio più alto di trasmissione e, pertanto, l'82% degli igienisti ha riferito di averne eliminato l'uso. La maggior parte degli intervistati ha affermato, inoltre, di non aver mai ricevuto un tampone o un esame sierologico durante la prima ondata, sottolineando la difficoltà, nella fase iniziale della pandemia, nell’effettuazione dei test. Tra coloro che avevano ricevuto un esame di accertamento, due intervistati erano risultati positivi al test molecolare (0,6%) e 12 positivi al test sierologico (3,8%). Più della metà dei partecipanti ha lamentato la poca tutela della professione ed una perdita di guadagno dovuta al lockdown tra i 2.000 e i 10.000 euro.

Lo studio – spiega la professoressa Varoni - ha dimostrato come gli igienisti dentali siano stati emotivamente ed economicamente colpiti dalla pandemia, dovendo cambiare in modo significativo la loro routine di lavoro. Il tasso di infezione, sebbene influenzato dall'altissima percentuale di individui non testati, si è mostrato fortunatamente molto basso, con solo due intervistati positivi per Sars-CoV-2, confermando come il team odontoiatrico sia generalmente ben addestrato a gestire il rischio di infezione crociata nella routine lavorativa, anche in caso di malattie respiratore. La ricerca, inoltre, sottolinea, ancora una volta, il ruolo fondamentale di protocolli operativi preventivi, in particolare basati sul corretto utilizzo dei dispositivi protezione individuale (DPI), per contenere in maniera efficace la trasmissione di malattie in fase pandemica”.

Il link allo studio pubblicato su PLOS ONE

Contatti

  • Elena Maria Varoni
    Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche