Pubblicato il: 24/07/2020
Attività di screening per il SARS-CoV-2

Attività di screening per il SARS-CoV-2

L’infezione da SARS-CoV-2 ha interessato, durante la prima fase epidemica, il 7,7% dei lavoratori della Azienda Trasporti Milanesi che si sono volontariamente sottoposti a test. Questo è quanto risultato dallo studio disegnato e coordinato dalla Clinica delle Malattie Infettive del dipartimento di Scienze biomediche e cliniche "Luigi Sacco" dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con ATM, l’ambulatorio Resnati dell’Ospedale San Raffaele e il Comune di Milano. 

Lo studio ha visto la partecipazione di 1.852 lavoratori, a dimostrazione, oltre che del senso di responsabilità dei dipendenti ATM, della loro volontà di sapere se avevano incontrato o meno il virus nella fase di massima attività dell’epidemia. L’età dei partecipanti allo studio – che erano prevalentemente conducenti dei mezzi di superficie rimasti in attività durante l’intera prima fase epidemica – era compresa tra i 36 e i 51 anni. I casi positivi per IgG anti SARS-CoV-2 al test immunocromatografico sono stati 142Delle 100 partecipanti di sesso femminile ne sono risultate positive 9Nei partecipanti al di sotto dei 45 anni d’età la percentuale di positivi (5.7%) è risultata inferiore a quella riscontrata in quelli con più di 45 anni (9.8%). Questa differenza è risultata statisticamente significativa. È inoltre importante sottolineare come il 35,2% dei partecipanti allo studio che sono risultati positivi agli anticorpi (50/142) non ha riferito alcun sintomo compatibile con COVID 19 nei mesi precedenti al test. Dei 374 lavoratori sottoposti a tampone naso-faringeo per la ricerca del genoma virale – lo studio prevedeva che venissero effettuati tamponi in tutti i positivi per gli anticorpi, in tutti coloro che riferissero di aver avuto sintomi compatibili e in un campione scelto a caso degli altri partecipanti – solo 4 (1.07%) sono risultati positivi, e quindi ancora portatori di un’infezione attiva.

La prevalenza riscontrata è simile a quella osservata nei donatori di sangue di un grande ospedale milanese prelevati nella settimana tra il 30 marzo e i 7 aprile e riflette probabilmente quanto accaduto, in termini di contagio, nell’area metropolitana di Milano durante la fase di maggior impatto dell’epidemia – dichiara il Professor Massimo Galli, coordinatore dello studio – La percentuale di persone che si sono infettate senza manifestare sintomi risulta elevata, come abbiamo già riscontrato in alcuni comuni lombardi, ove la percentuale di positivi agli anticorpi senza aver presentato sintomi compatibili con COVID 19 si è sempre attestata oltre al 30%. Nonostante che l’età di tutti i partecipanti fosse compresa nell’arco di una quindicina d’anni, tra i 36 e i 51, i lavoratori sotto i 45 anni si sono infettati meno degli altri. Questo dato, in assenza di altre spiegazioni, depone per un incremento della suscettibilità all’infezione in relazione all’età, come abbiamo osservato anche in Castiglione d’Adda. Il limitato numero di tamponi risultati positivi suggerisce che a maggio, quando lo studio ha avuto inizio, l’epidemia fosse già in declino per effetto del lockdown”.

Per quanto attiene a eventuali futuri sviluppi, la conoscenza dello stato sierologico dei conducenti potrà essere d’aiuto nella rilevazione, mediante ripetizione periodica del test, dell’eventuale ricomparsa dell’infezione in questo gruppo di lavoratori. 

Lo studio è stato autorizzato dal comitato etico dell’Università degli Studi di Milano.

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