Pubblicato il: 21/12/2020
Immagine tratta da Pixabay

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Pubblicato su Science of the Total Environment uno studio di ricercatori dell’Università Statale di Milano che analizza a scala globale le relazioni tra incremento dei casi di COVID-19, condizioni climatiche e lockdown: tanto più si allentano le strategie di contenimento, tanto più le condizioni climatiche influenzano la diffusione di questa malattia, mentre emerge come i lockdown siano sempre efficienti.

Le condizioni meteorologiche e climatiche hanno un ruolo molto importante nell’influenzare l’andamento delle epidemie. Negli ultimi mesi si è discusso a lungo di quanto le condizioni climatiche e l’inquinamento possano influenzare la pandemia di COVID-19 attualmente in corso. Alcuni ricercatori hanno suggerito un rallentamento durante i periodi più caldi, mentre altri hanno sostenuto che il clima non avesse alcun ruolo.

Sfruttando un database globale di casi giornalieri confermati di COVID-19, realizzato e mantenuto dalla Johns Hopkins University, i ricercatori dell’Università Statale di Milano, Francesco Ficetola e Diego Rubolini, del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali della Statale, hanno misurato come il tasso di crescita giornaliero dei casi di COVID-19 è variato nel tempo nelle diverse aree del mondo. Gli studiosi hanno poi messo in relazione il tasso di crescita dei casi di COVID-19 con alcuni fattori ambientali (temperatura e umidità medie dei mesi dell’epidemia; inquinamento atmosferico) e con la severità delle misure di contenimento in atto (quali lockdown e altre restrizioni).

Nei primi mesi del 2020, fino a marzo, la variazione del tasso di crescita di COVID-19 tra nazioni è risultata essere fortemente associata a temperatura e umidità. In particolare, l’epidemia cresceva più rapidamente a temperature medie di circa 5°C ed umidità medio-bassa. Viceversa, in climi molto caldi e umidi, caratteristici di alcune zone tropicali, l’epidemia sembrava diffondersi molto più lentamente. La diffusione inoltre era anche più rapida nelle aree con maggiore inquinamento atmosferico da polveri sottili.

Nel tempo però la situazione è cambiata. I diversi paesi del mondo hanno reagito in modo via via più stringente, mettendo in atto strategie di gestione che hanno rallentato con successo la diffusione dell’epidemia. In pratica, i lockdown della scorsa primavera sono risultati efficienti in tutto il mondo, indipendente dal clima.

Questo studio permette di capire come le azioni umane, quali i lockdown, interagiscono con le condizioni climatiche nel determinare la diffusione dell’epidemia da COVID-19. Tanto più si allentano le strategie di contenimento, tanto più le condizioni climatiche influenzano la diffusione di questa malattia, mentre emerge come i lockdown siano sempre efficienti – seppure ad un notevole costo economico e sociale. Inoltre mostra come le strategie gestionali interagiscano notevolmente con la variabilità ambientale e come possano aiutare a migliorare l’efficienza della reazione a questa epidemia nei prossimi mesi.


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