Pubblicato il: 15/05/2020
Immagine tratta da Pixaby

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Come ormai evidenziato da numerose ricerche scientifiche, l’infezione da Covid-19 può avere conseguenze sia sul cervello che sul sistema nervoso periferico. Per sollevare l’attenzione su queste possibili conseguenze neurologiche e sulla necessità di un impegno sul tema, un gruppo di giovani specializzandi dell’Università Statale di Milano, della scuola di specialità diretta da Vincenzo Silani, docente di Neurologia e direttore della UO di Neurologia dell’ Irccs Istituto Auxologico Italiano di Milano, hanno scritto una Letter indirizzata e pubblicata dalla rivista internazionale Neurological Science.

Firmata dalla dottoressa Narghes Calcagno, che, dopo un lungo periodo di studio presso la Harvard Medical School di Boston, ha deciso di ritornare in Italia ed iniziare qui il periodo formativo clinico affidato alla Neurologia dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano, con altri sei specializzandi in formazione presso l’ Istituto Auxologico, la Letter rappresenta una testimonianza dell’operatività concreta dei giovani medici della Scuola della Statale.

"Ho chiesto agli specializzandi in Istituto di redigere la Letter – spiega Vincenzo Silani  – per testimoniare il loro interessamento per questa nuova neurologia che forse ci accompagnerà negli anni, legata a pandemie con nuovi agenti virali ed interessamento su più organi, compreso il sistema nervoso".

"La consapevolezza che Covid-19 può avere un’ espressione neurologica deve essere condivisa dal mondo neurologico e le nuove generazioni di specializzandi sono chiamate ad affrontare una inedita patologia – afferma Narghes Calcagno – che ci preannuncia un nuovo mondo anche dal punto di vista sanitario. Molti di noi si sono tra l’altro offerti volontariamente per assistere i pazienti affetti da Covid-19 anche nei primi anni di formazione in Scuola di specialità per vivere in prima persona questa tremenda esperienza".

"Suscita particolare rilevanza clinica l’interpretazione delle manifestazioni neurologiche nel singolo paziente, legate in parte alla invasione attraverso le vie nasali, la co-espressione dell’ormai noto recettore ACE2, sia nel polmone che nel sistema nervoso, quale recettore per il Covid-19 e la condivisa catena infiammatoria che potrebbe perpetrare anche nel sistema nervoso i danni di rilievo polmonare”, sottolinea ancora la dottoressa Calcagno.

Ciò che i neurologi sospettano è che il coronavirus, in taluni casi complicati, non esaurisca il suo danno nella malattia acuta, ma possa invece avere conseguenze sul sistema nervoso a distanza di tempo, come del resto capita anche con altre tipologie di virus. "La patologia cerebrovascolare nel Covid-19 – aggiunge Silani – come la patologia del nervo periferico deve essere reinterpretata e vi è una reale possibilità che i pazienti affetti da Covid-19 debbano essere seguiti nel tempo per escludere la possibilità di complicanze tardive, in particolare di malattie neurodegenerative. I pazienti riferiscono spesso mialgie ed anche il muscolo scheletrico potrebbe rivelare qualche sorpresa nel corso del tempo".

“La maggiore soddisfazione personale rimane comunque – conclude il docente della Statale - constatare l’impegno delle nuove generazioni di specializzandi in neurologia che hanno rapidamente captato l’interesse di questa nuova pagina della medicina e si sono apprestati ad affrontarla con giovanile determinazione”.

 

 

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