Pubblicato il: 13/06/2018
Neuroni

Neuroni

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA), è una malattia terribile. Un puzzle genetico e ambientale che sfida la ricerca neurologica, ma che oggi può contare sulla ricerca genetica e sulla una nuova importantissima possibilità: studiare il bersaglio principale della malattia, i motoneuroni in coltura, quindi in laboratorio.Nei pazienti affetti da SLA sono infatti, i motoneuroni, le cellule che cessano progressivamente di “funzionare”, a ogni livello.

Lo studio del gruppo italiano dell’Università Statale di Milano e dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano, pubblicato da Stem Cell Research è relativo alla riprogrammazione in cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs) di cellule somatiche adulte con il loro successivo differenziamento in cellule motoneuronali e dimostra la possibilità di ottenere motoneuroni da un prelievo di sangue.

La novità di questa ricerca consiste nel fatto che si è scelto di utilizzare come materiale di partenza cellule emopoietiche, cioè del sangue, del paziente invece dei fibroblasti cutanei più comunemente utilizzati, perché comporta una scarsa invasività, visto che richiede un semplice prelievo di sangue periferico e permette di replicare senza problemi l’approvvigionamento di cellule dallo stesso paziente.

“I motoneuroni ottenuti sia da un paziente affetto da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) che da un controllo”, afferma la ricercatrice Patrizia Bossolasco del Laboratorio di neuroscienze dell’Auxologico - che ha firmato il lavoro accanto a Francesca Sassone, Valentina Gumina, Silvia Peverelli e Maria Garzo - “rappresentano la prima evidenza in assoluto di potere studiare cellule motoneuronali differenziate in vitro ottenute dal circolo periferico”. 

“L’evidenza sperimentale costituisce una vera e propria prova di principio”, aggiunge Vincenzo Silani, primario di neurologia dell’Istituto Auxologico Italiano – Centro Dino Ferrari dell’Università degli Studi di Milano, di cui è professore ordinario, "che conferma il nostro impegno a definire i meccanismi di malattia sulle cellule dello stesso paziente".

In questo studio, nel quale sono state riprogrammate cellule periferiche da un paziente affetto da SLA, sono state differenziate cellule motoneuronali che hanno mantenuto le caratteristiche biomolecolari del paziente, portatore di una mutazione patogenetica nel gene TARDBP (p.A382T). “La proteina codificata mutata TDP-43”, spiega la sempre Patrizia Bossolasco, “è risultata essere preferenzialmente localizzata nel nucleo ma con tendenza alla delocalizzazione nel citoplasma rispetto al controllo, potenzialmente avviando il processo neurodegenerativo motoneuronale ben conosciuto nel paziente”.

“Questo notevole risultato”, prosegue il Vincenzo Silani, “testimonia la nostra perseveranza nel voler ottenere un modello cellulare in vitro da accostare al paziente: nel 1998 avevamo firmato la prima evidenza di un possibile isolamento di motoneuroni umani utilizzando metodiche di separazione cellulare per il recettore al Nerve Growth Factor (NGF) o p75-NGF-R, ed ora apriamo un nuovo scenario per individuare molecole potenzialmente attive sullo stesso paziente che abbiamo in studio. La raccolta di biomarcatori oggi si arricchisce, quindi, di cellule che potranno condurci ad una terapia personalizzata e più efficace".

Per la ricerca del nostro gruppo – conclude Silani - che mira a comprendere i meccanismi patogenetici della SLA, come di altre patologie neurodegenerative, la possibilità di ottenere con facilità cellule neuronali dal paziente rappresenta una opportunità senza precedenti. Si conclude così il progetto che avevamo in animo da tempo di apprestare una biobanca di cellule relative ai nostri pazienti che possa essere utilizzata unitamente a loro DNA, siero, liquor per decifrare la patogenesi della malattia nel singolo paziente”.

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