Pubblicato il: 30/09/2021
Il sito del ghiacciaio dei Forni nel Parco Nazionale dello Stelvio, oggetto di studio dei ricercatori della Statale - Foto di Guglielmina Diolaiuti

Il sito del ghiacciaio dei Forni nel Parco Nazionale dello Stelvio, oggetto di studio dei ricercatori della Statale - Foto di Guglielmina Diolaiuti

I ghiacciai sono particolarmente esposti agli effetti dei cambiamenti climatici e per questo, in quanto "elementi fragili" delle montagne, richiedono un’attenzione particolare da parte dei policy maker e la necessità di “adottare strategie nazionali e piani per ridurre le emissioni di gas serra”. Così gli scienziati che hanno partecipato alla sessione sugli impatti del cambiamento climatico sui ghiacciai e le risorse idriche alla conferenza High Summit COP26, la conferenza internazionale, organizzata da EvK2Minoprio e che si è tenuta a Minoprio (Como) il 24 e 25 settembre scorsi per affrontare, in vista degli appuntamenti internazionali della Pre-Cop26 e della Cop26, alcuni dei temi relativi allo sviluppo sostenibile delle montagne.

Dall’incontro è nato un documento, firmato da ricercatori ed esperti internazionali di ghiacciai, tra cui i docenti del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali dell’Università Statale di Milano
Guglielmina Diolaiuti, Davide Fugazza, Roberto Ambrosini, indirizzato ai
delegati dei Paesi e policy maker della Conferenza COP26, la Conferenza internazionale sul clima, in programma a novembre, a Glasgow.

Il documento evidenzia, in particolare, che “i ghiacciai sono elementi fragili delle nostre montagne. Le variazioni dei ghiacciai sono tra i più evidenti segnali del cambiamento climatico. Il forte regresso delle fronti glaciali e le perdite di volume negli ultimi decenni come risposta all’aumento delle temperature sono visibili a chiunque”. “I ghiacciai – ricordano gli scienziati - rappresentano preziose risorse idriche per le montagne e le aree di pianura più densamente popolate. L’acqua di fusione glaciale svolge un ruolo essenziale per l’agricoltura e la produzione di energia idroelettrica in molte regioni, ha una funzione regolatrice della portata dei fiumi e contribuisce in maniera significativa (circa il 25%) all’innalzamento del livello del mare. I ghiacciai hanno anche un ruolo importante di buffer per gli eventi di piena improvvisa, per le attività turistiche, per la loro eredità culturale e possono essere fonte di pericolosità naturale”.

Nel documento si sottolinea quindi che “la fusione glaciale è incrementata da diversi processi come l’abbassamento della superficie e fenomeni di collasso, l’annerimento a causa degli inquinanti, la formazione di laghi e l’aumento delle precipitazioni liquide.  Il regresso presente dei ghiacciai e quello proiettato per il futuro, o addirittura la scomparsa di molti ghiacciai nel corso del ventunesimo secolo come conseguenza di un ulteriore aumento delle temperature avranno pertanto significativi impatti economici e sulla società. Le conseguenze aggiuntive attese di un ulteriore aumento delle temperature includono la degradazione del permafrost con un aumentato potenziale per fenomeni di pericolosità, mutamenti nel paesaggio e la perdita di biodiversità”. Per tutte queste ragioni, si legge ancora nel documento, “sono necessarie misure urgenti per ridurre l’intensità e rapidità della fusione glaciale. Dal momento che interventi diretti come la copertura del ghiaccio sono applicabili solo per piccole porzioni di alcuni selezionati ghiacciai, solo la riduzione delle emissioni di gas serra permetterebbe di ridurre la fusione della maggior parte dei ghiacciai”. Quindi la richiesta “ai policy maker di suggerire e adottare strategie nazionali e piani per ridurre le emissioni di gas serra e a tutti i cittadini di fare la loro parte per ridurre la loro impronta climatica. Solo modificando il nostro stile di vita e adottando comportamenti sostenibili possiamo ridurre la nostra impronta climatica, e forse proteggere i ghiacciai dal collasso. I ghiacciai che sopravvivono ci diranno se siamo riusciti nel nostro intento”, concludono gli scienziati.

Il documento è stato firmato da: Roberto Ambrosini (Università degli studi di Milano, IT);  Martin Beniston (University of Geneva, CH);  Daniele Bocchiola (Politecnico di Milano, IT);  Tobias Bolch (University of St. Andrews, UK);  Guglielmina Diolaiuti (Università degli studi di Milano, IT);  Massimo Frezzotti (Università Roma Tre, IT);  Davide Fugazza (Università degli studi di Milano, IT);  Stephan Gruber (University of Carleton, CA);  Frank Paul (University of Zurich, CH);  Daniel Viviroli (University of Zurich, CH).

 

 

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