Pubblicato il: 10/01/2022
Un'immagine della Desoria calderonis, la nuova specie animale scoperta sul ghiacciaio del Calderone

Un'immagine della Desoria calderonis, la nuova specie animale scoperta sul ghiacciaio del Calderone

E’ stata denominata Desoria calderonis, si tratta di una specie appartenente ai collemboli, piccoli animali affini agli insetti a cui appartengono le cosiddette “pulci dei ghiacciai” e, fino ad ora, era una specie del tutto sconosciuta alla scienza.

Grazie ad uno studio condotto sul ghiacciaio del Calderone, nel Parco Nazionale Del Gran Sasso e Monti della Laga, (AQ), coordinato da Marco Caccianiga e Barbara Valle del dipartimento di Bioscienze dell’Università Statale di Milano, la nuova specie animale è stata scoperta e descritta dai ricercatori in un articolo sulla rivista European Journal of Taxonomy.

Il suo nome, Desoria calderonis, associa alla specie il luogo nel quale è stata scoperta e di cui è probabilmente esclusiva: il ghiacciaio del Calderone. Questo piccolo animale si è rivelato essere esclusivamente legato al ghiaccio coperto da detrito che ora costituisce quel che rimane del ghiacciaio, in via di rapida scomparsa a causa del riscaldamento globale. Appena scoperta, è quindi una specie fortemente a rischio d’estinzione nel prossimo futuro. La ricerca ha aggiunto un tassello importante per lo studio della biodiversità italiana ed europea, fornendo anche nuovi dati per sottolineare l’importanza cruciale dei ghiacciai per la conservazione della natura, in particolare delle specie legate ad ambienti freddi d’alta quota.

Allo studio hanno partecipato ricercatori del dipartimento di Bioscienze e del dipartimento di Scienze e Politiche ambientali, insieme a studiosi dell’Università dell’Aquila, dell’Università di Siena e del Museo delle Scienze di Trento - MUSE.

Questi studi – spiegano i ricercatori - sono essenziali per fornire nuove conoscenze sul rischio di estinzione delle specie in seguito ai cambiamenti climatici, essenziali per indirizzare le politiche di gestione e conservazione della biodiversità. Inoltre, forniranno informazioni utili a scala globale, in quanto gli ambienti di alta quota sono da tempo riconosciuti come delle vere e proprie sentinelle dei cambiamenti climatici”.

Il link allo studio pubblicato su European Journal of Taxonomy.

 

Contatti