Pubblicato il: 11/11/2024
L'Università degli Studi di Milano.

L'Università degli Studi di Milano.

Quale futuro professionale per le migliaia di studenti e studentesse che, dopo il conseguimento della laurea, entrano nel mondo del lavoro? Quali sono le facoltà che meglio rispondono alle richieste del mercato e quali le tipologie di laurea che favoriscono un più rapido avviamento al lavoro? Quali sono le forme contrattuali che i giovani ottengono dopo la laurea? E verso quali professioni si indirizzano i neolaureati?

Lo ha indagato un’analisi realizzata da PTS, società di consulenza strategica esperta nello studio del mercato del lavoro, in collaborazione con il COSP – Centro per l’Orientamento allo Studio e alle Professioni dell’Università degli Studi di Milano, grazie alla progettazione e implementazione di una metodologia di elaborazione e analisi dei dati dell’Ateneo.

Lo studio ha approfondito i percorsi di inserimento di quasi 60mila laureati e laureate della Statale di Milano, di tutti i corsi di laurea, tra il 2016 e il 2021, percorsi rilevabili utilizzando le Comunicazioni obbligatorie (COB) raccolte dal Sistema Informativo Lavoro. L’analisi Statale-PTS considera due indicatori: l’avviamento complessivo, che include tutti coloro che dichiarano di svolgere un’attività, anche di formazione, purché retribuita, e l’avviamento qualificato, che considera occupati solo i laureati che dichiarano di svolgere un’attività lavorativa retribuita, escludendo le attività di formazione post-laurea come tirocini, praticantati, dottorati, specializzazioni.
 

I risultati: il quadro generale

Al fine di studiare l’ingresso dei laureati e laureate nel mondo del lavoro, la ricerca considera un percorso di ingresso di 3 anni dalla laurea. In merito alla tipologia di laurea, la ricerca evidenzia che la maggior parte delle lauree riguarda corsi triennali di primo livello (31.790 unità, corrispondenti al 53,3% del totale), mentre le lauree magistrali di secondo livello sono 18.987 (31,8%) e quelle a ciclo unico 8.915 (14,9%).

Dall’analisi risulta che, entro 3 anni dalla laurea, i laureati che hanno trovato un impiego sono il 70% del totale (avviamento complessivo, che comprende anche la formazione post laurea), una quota che scende al 60% se si considera la definizione più restrittiva di avviamento qualificato, che dà maggiore evidenza delle opportunità di impiego post-laurea. 

Tipologie di laurea e avviamento

Dalla ricerca emerge che, in riferimento all’avviamento complessivo, per le lauree magistrali e triennali il valore degli avviati è pari al 77,7% nel primo caso e al 73,5% nel secondo. Considerando invece i dati relativi all’avviamento qualificato, risulta che le lauree magistrali e triennali contribuiscono all’ingresso nel mondo del lavoro per valori pari al 70,9% e 62,4% dei laureati.  

Sempre in relazione a questa tipologia di avviamento, per le lauree triennali, le maggiori quote di avviati riguardano le professioni sanitarie della prevenzione per un valore pari all’89,1%, le professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche (87,4%) e le scienze dell’economia e della gestione aziendale (65%). Tra le lauree magistrali, le maggiori percentuali di avviati si rilevano per i corsi di Scienze economico-aziendali (86,5%) e scienze e tecnologie alimentari (86,2%). Nelle lauree a ciclo unico, il corso di Farmacia e farmacia industriale si differenza nettamente dagli altri con l’83,5% in caso di avviamenti, seguito da Magistrali in giurisprudenza (35,9% qualificato).  

Rapidità di ingresso nel mondo del lavoro

Analizzando la rapidità con cui i laureati e laureate trovano impiego, l’indagine mostra che gli avviamenti complessivi avvengono molto velocemente: il 59% si concretizza entro 6 mesi dalla data di laurea a cui si aggiunge un 18% di avviamenti tra 6 e 12 mesi. Pertanto, più di tre quarti degli avviati entro i 3 anni dalla laurea trova impiego nei primi 12 mesi, mentre solo il 23% trova impiego nei successivi due anni. 

Tuttavia, i dati sui soli avviamenti qualificati mostrano una situazione diversa: la quota di laureati e laureate avviati che trova lavoro entro i 6 mesi si abbassa al 36%, a cui si aggiunge un 24% di avviati tra 6 mesi e 1 anno. In questo caso la quota degli avviati che trova un impiego qualificato nel secondo o terzo anno dopo la laurea è decisamente più consistente (40%)Ancora in riferimento a questa tipologia di avviamenti, e analizzando i dati per tipologia di corso di laurea, si nota che i più veloci a trovare lavoro entro i 6 mesi sono i laureati triennali e quelli magistrali (entrambi 32%), inferiori le quote per le lauree a ciclo unico (26%).

Tipologie di contratto

All’ingresso nel mondo del lavoro, analizzando gli avviamenti complessivi, solo l’8% dei laureati e laureate ottiene da subito un contratto a tempo indeterminato; prevalgono soprattutto i contratti a tempo determinato (45%) e i tirocini extracurriculari (26%); il 6% entra come parasubordinato, il 9% come somministrato, mentre l’apprendistato copre il 6% dei contratti. 

Considerando invece gli avviamenti qualificati, si nota una ridistribuzione in favore dei contratti a tempo indeterminato (13%), dei contratti di apprendistato (15%) e dei contratti a tempo determinato (55%). In questa tipologia di avviamento, i contratti a tempo determinato (57,6% dei casi) e di somministrazione (10,5%) sono più frequenti per i laureati triennali, mentre per quelli magistrali e a ciclo unico si evidenziano quote più alte di contratti parasubordinati (10%). Per i laureati a ciclo unico acquistano maggiore rilevanza i contratti d’apprendistato (20,7%) e a tempo indeterminato (14,6%).

Differenze di genere all’ingresso nel mondo del lavoro

 L’indagine mostra una differenza di genere rilevante. Infatti, nella distribuzione delle forme contrattuali per il primo avviamento, i contratti a tempo indeterminato sono proposti con maggiore frequenza ai laureati maschi rispetto alle femmine (15,2% per gli uomini rispetto al 11,9% per le donne), per le quali sono più comuni contratti a tempo determinato (52,2% per gli uomini contro il 57,2% per le donne). I tirocini sono più frequenti tra le donne rispetto agli uomini (27,5% contro 24,1%).

Le professioni di ingresso

Il 68,3% delle professioni di ingresso è relativo a categorie di impiego che ricadono nei primi 4 grandi gruppi della classificazione delle professioni Istat CP2011: le professioni impiegatizie, tecniche, specialistiche o dirigenziali. Tale dato sale al 71,3% nel caso degli avviamenti qualificati. All’ingresso nel mondo del lavoro, in relazione agli avviamenti complessivi, il 24,7% dei laureati e laureate ricopre una professione intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione. Segue un 24,3% che entra nel mondo del lavoro con una professione tecnica

Se si considera la definizione di avviamento qualificato, per questi due raggruppamenti si riscontrano quote maggiori, pari rispettivamente al 26,3% e al 26%. Le professioni impiegatizie riguardano il 19,2% degli avviamenti complessivi, mentre le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi il 17,2%. Questi due gruppi riscontrano quote più basse considerando solo gli avviamenti qualificati, scendendo rispettivamente al 18,8% e al 14,7%.

La quota di professioni specialistiche è nettamente più elevata per i laureati magistrali (36,8%) e a ciclo unico (39,7%), e assai più bassa per i laureati triennali (13,7%), che però presentano la quota più alta di professioni tecniche (26,9%, contro il 23,3% dei laureati magistrali e il 14,4% dei laureati a ciclo unico). I laureati a ciclo unico evidenziano anche le quote maggiori di impiegati (22,1%), mentre tra i laureati triennali si rilevano le quote più elevate di professioni commerciali (22%) e di professioni operative (7,3% complessivamente).

Infine, c’è un significativo numero di laureati e laureate che entra nel mercato del lavoro attraverso percorsi non tradizionali di lavoro e pertanto non è rilevabile dalle Comunicazioni obbligatorie raccolte (COB). In questa casistica rientrano le opportunità di lavoro autonomo imprenditoriale o da libero professionista.

Complessivamente, in questa tipologia di laureati e laureate, il 50,5% ha avviato un’attività lavorativa in Italia, prevalentemente come autonomo professionale: più di un laureato su due nelle facoltà di Giurisprudenza, Medicina e chirurgia, Medicina veterinaria e Scienze motorie predilige questa scelta. 

Il 38% dei laureati non viene rilevato dalle COB perché prosegue gli studi, con le quote più elevate registrate nelle facoltà di Biotecnologia, Mediazione linguistica e culturale, Scienze e tecnologie, Scienze politiche, economiche e sociali e Studi umanistici. Da ultimo, circa un laureato su dieci sceglie di andare all’estero per proseguire gli studi oppure per fini lavorativi.