Pubblicato il: 18/12/2017
Particelle in budding

Alcuni virus HIV in gemmazione o in uscita dalla cellula - Foto di Carlo De Giuli

Uno studio del German Primate Center - Leibniz Institute for Primate Research di Göttingen, condotto in collaborazione con Università Statale di Milano e Università Cattolica NSBC di Tirana, apre la strada a una nuova strategia vaccinale contro l'HIV, il virus dell'AIDS nell'uomo.

La ricerca - segnalata tra le più significative sul numero di dicembre della prestigiosa rivista Journal of Virology - descrive i risultati di sei anni di esperimenti, in cui somministrando vaccini ricombinanti per via mucosale orale a 12 macachi rhesus, si è osservata un'elevata efficacia protettiva contro il virus SIV, che causa l'AIDS nelle scimmie ed è correlato con il virus HIV dell'AIDS nell'uomo.

Folwpox in penetrazione

Il vettore Fowlpox che penetra nella cellula - Foto di Carlo Giuli

In particolare, il vaccino somministrato ai modelli animali si basa sul vettore Fowlpox e nasce da un'idea di Antonia Radaelli del dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, mentre allo studio hanno preso parte anche Carlo Zanotto e Carlo De Giuli Morghen del dipartimento di Biotecnologie mediche e Medicina traslazionale, e Massimiliano Bissa, attualmente al National Institute of Health di Bethesda, USA.

"Abbiamo osservato che il virus in tutti gli animali vaccinati replicava molto meno o non replicava affatto rispetto al gruppo di controllo - afferma Ulrike Sauermann, primo autore dello studio. La strategia vaccinale combinata proposta dagli autori tende ad attivare le cellule immunitarie, dato essenziale per il successo. L'utilizzo di immunogeni virali ricombinanti diversi e in successione per via orale, sottocutanea e intramuscolare sembra influisca in modo determinante sulla risposta immunitaria stessa e sull'efficacia della vaccinazione. Per raggiungere una sostanziale protezione immunitaria contro l'AIDS, concludono i ricercatori, occorre una strategia vaccinale che induca una risposta bilanciata in modo da attivare i linfociti CD4+ T helper (bersaglio anche di HIV), ma senza un loro aumento eccessivo".

"Per ora si tratta solo di risultati preclinici molto incoraggianti ottenuti in animali da laboratorio - sottolinea Carlo De Giuli Morghen. La strada per arrivare a un vaccino efficace al 100% anche nell'uomo è quindi appena iniziata e il traguardo non è imminente, ma lo studio apre nuove possibilità di prevenzione in quanto individua alcuni dei correlati immunitari della protezione".

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