Pubblicato il: 04/03/2021
L'inquinamento nel cielo di Milano

L'inquinamento nel cielo di Milano

Indipendentemente dalla stagione, gli ambienti di vita che espongono i bambini a picchi di concentrazione e dose inalata più elevati di black carbon sono quelli collegati agli spostamenti in ambiente urbano, con l’ora di punta del traffico mattutino che rappresenta la parte della giornata più critica sia per le concentrazioni misurate dalle centraline ARPA che per l’esposizione personale.

È la conclusione a cui è giunto il progetto MAPS MI “Mappatura dell’inquinamento atmosferico nel bacino d’utenza di una scuola elementare di Milano”, nato dalla collaborazione tra Università Statale di Milano e ABCittà Coop ONLUS e finanziato con il supporto di Fondazione Cariplo.

L'inquinamento dell’aria è attualmente riconosciuto come una delle principali minacceper la salute pubblica a livello mondiale, in particolare per le fasce più sensibili come quella dei bambini, tra i più colpiti perché respirano più vicino ai tubi di scappamento dei veicoli o alle sigarette, sono generalmente più attivi degli adulti, presentano tassi respiratori e metabolici più elevati e il loro sistema immunitario non è completamente sviluppato.

Tra i numerosi contaminanti aerodispersi, il black carbon risulta di particolare interesse essendo un mix di particolato primario fine (PM2.5) e ultrafine (UFP) strettamente legato ai processi di combustione di benzine (traffico motorizzato) e biomasse (riscaldamenti), che può superare le membrane umane e raggiungere il sistema circolatorio, il cervello e persino il lato fetale della placenta.

Il progetto ha coinvolto – da gennaio 2018 e dicembre 2019 – alunni, genitori e insegnanti della scuola elementare IC Pietro Micca di via Gattamelata 35 a Milano e si è articolato in una fase di analisi e disegno della distribuzione spaziale del black carbon nel bacino di utenza scolastica, una serie di interventi di educazione ambientale ad opera di ABCittà Coop ONLUS e una campagna di monitoraggio personale per studiare l’esposizione personale degli alunni e convalidare i modelli di dispersione del black carbon precedentemente sviluppati.

 

Alle campagne di monitoraggio hanno partecipato 97 bambini tra i 6 e i 10 anni, e in particolare 73 bambini hanno partecipato al monitoraggio primaverile (aprile, maggio e giugno 2018), mentre 89 bambini a quello invernale (gennaio e febbraio 2019), con 65 bambini che risultavano aver partecipato in entrambe le stagioni”, ci racconta Silvia Fustinoni, autrice dello studio e docente di Medicina del lavoro al dipartimento di Scienze cliniche e di comunità dell’Università Statale di Milano.

Le operazioni di coinvolgimento e avvio dei monitoraggi sono state svolte all'interno della ex infermeria della scuola: ai bambini coinvolti è stato chiesto di indossare un GPS, di compilare un diario delle attività per raccogliere informazioni sulle loro attività e luoghi di vita e di indossare una tracolla dotata di campionatore di black carbon, il tutto accompagnato da una fase di formazione all’utilizzo dell’attrezzatura.


Durante le settimane di campionamento, ogni giorno un gruppo di 2-5 bambini si presentavano alle ore 16 per indossare la tracolla attrezzata e avviare il monitoraggio, che si sarebbe concluso la mattina successiva, tra le 8 e le 9 circa, una volta entrati a scuola.


Per passare dall’esposizione alla dose inalata di black carbon è necessario conoscere la quantità di aria effettivamente respirata dai bambini. “In questo contributo – prosegue Luca Boniardi, anche lui autore dello studio e durante il progetto assegnista di ricerca e attualmente dottorando della Statale - la dose inalata è stata stimata moltiplicando ciascun minuto di black carbon misurato per un tasso di ventilazione specifico per bambino identificato per ogni ambiente di vita: Home (sleeping), il tempo trascorso a casa durante il sonno, Home (other activities), il tempo trascorso a casa, diverso dal tempo di sonno, School, la scuola, Indoor (other), tutti gli ambienti interni frequentati diversi dalla scuola e dalla casa, Transportation, tutti gli ambienti associati agli spostamenti nell’arco della giornata senza distinguere tra modalità di spostamento, e Outdoor (other), tutti quegli ambienti esterni, diversi da quelli associati al trasporto, frequentati dai bambini durante il giorno”.

I nostri risultaticonclude la professoressa Fustinoni - suggeriscono che la stagionalità e le variabili meteorologiche sono importanti fattori da tenere in considerazione nello studio dell’esposizione. Tuttavia, anche variabili di scala locale e di abitudine, come le caratteristiche della casa, le modalità di spostamento, la presenza di traffico e l’abitudine al fumo tra i genitori influiscono in modo altrettanto importante. Infine, evidenziando il ruolo chiave delle ore di punta del traffico e dei percorsi casa-scuola nel determinare l’esposizione personale, i nostri studi suggeriscono che le politiche di mitigazione del traffico su scala locale possono contribuire in modo efficace a ridurre l'esposizione personale e la dose inalata di black carbon dei bambini nella città di Milano”.

 

 

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