0250317913
Un nuovo studio – condotto da un team di ricercatori dell’Università Statale e pubblicato su Nature Communications – ci racconta di una nuova battaglia per la sopravvivenza nella lunga storia dell’evoluzione biologica.
L'agone del contendere è il Nord Italia, dove a incontrarsi, e scontrarsi, sono la rana di Lataste, raro anfibio endemico esigente in fatto di qualità dell'habitat, e il gambero della Louisiana, specie d'acqua dolce originario degli Stati Uniti e importato in Italia negli anni '70, vorace predatore acquatico di girini e larve di diversi anfibi, ma diffusosi negli anni in tutta Italia.
Una vera e propria invasione per la rana di Lataste, costretta ad affrontare sfide evolutive completamente nuove con tempi di adattamento alle nuove pressioni decise dalla specie invasiva e conseguente probabile rischio di estinzione.
Nel recente studio dell’Università Statale – guidato da Francesco Ficetola, docente di Zoologia e condotto sulla rana di Lataste – il team di ricerca ha, invece, dimostrato che quando le pressioni selettive sono particolarmente forti, le specie native possono evolvere con una rapidità inattesa.
Esemplare di Rana Lataste - Foto di Simone Giachello
I ricercatori hanno misurato quanto tempo passa dalla schiusa delle uova alla metamorfosi dei girini, ripetendo lo stesso esperimento a quindici anni di distanza: prima dell’invasione del gambero della Louisiana (nel 2003) e dopo l'invasione (2017).
"Dopo l'arrivo del gambero, i girini che provengono da popolazioni invase si sviluppano molto più rapidamente – ci spiega il professor Ficetola. Negli stagni in cui è presente il gambero, i girini raggiungono la metamorfosi dieci giorni prima rispetto alle popolazioni non invase. La capacità di accelerare la metamorfosi e diventare rane più rapidamente permette a questi animali di stare meno tempo in acqua, dove sono predati dal gambero”.
Esemplare del gambero della Louisiana - Foto di Francesco Ficetola
Prima dell'invasione, le popolazioni invase non avevano una metamorfosi così precoce. Questo significa che le popolazioni invase sono state sottoposte a una pressione selettiva tale da comportare, nell'arco di non più di cinque generazioni, l'evoluzione rapida di un adattamento in grado di favorire la sopravvivenza dei girini. Questo cambiamento è stato tanto forte da cancellare alcune variazioni che prima dell’arrivo del gambero esistevano tra popolazioni provenienti da habitat differenti: tutte le popolazioni ora mostrano una simile accelerazione nello sviluppo.
"La rapida risposta evolutiva, anche se sorprendente, potrebbe però non bastare – prosegue Francesco Ficetola. In primo luogo, girini predati dal gambero nei siti invasi sono comunque moltissimi, mentre raggiungere la metamorfosi rapidamente ha un costo. Chi raggiunge prima la metamorfosi ha meno tempo per alimentarsi e quindi le ranocchie a sviluppo rapido sono più piccole, con capacità di salto minore e probabilmente meno capacità di procurarsi cibo o sfuggire agli altri predatori".
Gli impatti delle attività umane sulla biodiversità sono rapidi, complessi e sfaccettati e troppo spesso vengono sottovalutati. Lo studio, quindi, non è che un ulteriore esempio di come le specie invasive, come il gambero della Louisiana introdotto in Nord Italia da alcuni decenni, possano stravolgere le dinamiche ecologiche nelle specie native, dimostrando come importanti risposte evolutive possano avvenire anche in pochi anni.
Contatti
-
Gentile Francesco Ficetola
Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali
Potrebbero interessarti anche