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La professoressa Abbracchio visita il magazzino dei reperti tratti dallo scavo di Tarquinia
Il Progetto Tarquinia dell'Università Statale di Milano compie 40 anni e in attesa delle celebrazioni in programma il 17 e 18 settembre 2022, la prorettrice vicaria e con delega a Ricerca e Innovazione, Maria Pia Abbracchio, ha visitato il sito archeologico dell'antica città etrusca di Tarchna alla scoperta del fondamentale contributo antropologico e culturale dato dal progetto alla conoscenza della millenaria storia etrusca.
Avviato nel 1982 da Maria Bonghi Jovino, professore emerito dell'Università Statale e attualmente diretto da Giovanna Bagnasco Gianni, docente di Etruscologia al dipartimento di Beni culturali e ambientali, il Progetto Tarquinia ha acquisito negli anni una notorietà internazionale ottenendo, nel 2014, il riconoscimento come "exemplary interdisciplinary research project" dell'Università degli Studi di Milano dalla SSH Community della LERU (League of European Research Universities) di cui l'Ateneo milanese è unico membro italiano.
La professoressa Abbracchio ha così visitato il sito di Tarquinia e, insieme agli incaricati della Soprintendenza competente, è stato possibile entrare in alcune delle famose tombe dipinte della necropoli che dal 2004 è sito UNESCO insieme a quella di Cerveteri.
La visita è continuata nel magazzino situato nella parte medioevale della città dove vengono conservati e restaurati i preziosi reperti provenienti dallo scavo. A guidarla, Ornella Prato, attualmente PhD candidate in Zooarcheologia degli Etruschi presso l'University College London e collaboratrice della professoressa Bagnasco, insieme ad Andrea Celeste Basile, studentessa di Scienze dei beni culturali in Statale che sta conducendo a Tarquinia la sua tesi sull’uso e la lavorazione del palco di cervo in epoca etrusca.
La prorettrice ha potuto così visionare alcuni reperti del 'complesso monumentale' che raccontano la vita della comunità tarquiniese nel suo divenire storico per più di dieci secoli: i frammenti di un vaso di tipo geometrico rinvenuti nella deposizione di uno dei più conosciuti sacrifici umani etruschi, il prezioso frammento con l'iscrizione miuni, che testimonia la venerazione della dea Uni, e le lastre di rivestimento in terracotta degli edifici destinati nel tempo a custodire e accogliere i momenti più importanti di aggregazione della comunità in questo luogo ancestrale.
La visita ha compreso anche i luoghi da cui questi reperti provengono sul pianoro della Civita, sede dell'antica città etrusca, Tarchna, fra cui il santuario dell'Ara della Regina e il 'complesso monumentale'. Qui è visibile la cavità naturale, "fulcro sacrale", (e causa scatenante al contempo) della prima comunità tarquiniese a partire dalla fine del X secolo a.C. A segnare l'importanza di questo luogo e della cavità, intorno alla quale lo spazio si pietrifica e si struttura nel tempo, è la deposizione del bambino encefalopatico, risalente alla fine del IX secolo a.C., ricordato ancora tre secoli dopo da un’iscrizione etrusca come evento prodigioso.
"Gli scavi in corso stanno portando alla luce una serie di scheletri, ormai diciannove, inseriti nel tessuto abitativo della più antica frequentazione" – spiega Giovanna Bagnasco, direttrice dello scavo. "Grazie alla collaborazione con l'Università di Cambridge, iniziata nel 2019, e all'impiego di isotopi dello stronzio e dell'ossigeno ricavati dai resti naturalistici, sono in corso analisi volte a riconoscere l'impronta locale o allogena dei resti organici, consentendo di formulare tesi sulla composizione della dieta di individui e animali, sui cambiamenti climatici, sulle tecniche agricole e sul rapporto uomo-animale".
"Un esempio straordinario di come l'approccio interdisciplinare unito all'uso delle tecnologie più avanzate possano portarci a comprendere l'identità, l'inquadramento sociale e la cultura di queste popolazioni, rafforzando le nostre radici nella storia" – commenta la prorettrice Maria Pia Abbracchio.
Attualmente, il Progetto Tarquinia può contare su una serie di collaborazioni scientifiche e accordi nazionali e internazionali maturati nel tempo, oltre che con l’Università di Cambridge (Science@Tarquinia) anche con l'Università di Oxford, con la quale viene annualmente organizzata la Summer School, che offre a studentesse e studenti una formazione archeologica tradizionale e interdisciplinare.
"Alla ricerca sul campo si affiancano, con approccio multidisciplinare e interdisciplinare, attività inedite e innovative di ricerca e disseminazione dei risultati a tutti i livelli – conclude la professoressa Bagnasco. "Motore - e conseguenza - di questa attività è il continuo confronto con gli attori presenti sul territorio che ha generato nella comunità locale una crescente consapevolezza del valore del proprio patrimonio archeologico, anche attraverso progetti di alternanza scuola/lavoro e manifestazioni di grande risonanza come "Civita Aperta", la cui prossima edizione è stata finalmente riprogrammata, dopo un'interruzione forzata di 2 anni a causa della pandemia, proprio in occasione delle celebrazioni del 17 e 18 settembre 2022".
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