Il cortile centrale della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali in via Conservatorio 7
La Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università Statale di Milano compie 50 anni e celebra l'importante traguardo con un evento in Sala Lauree il 27 maggio (ore 9-17.30, via Conservatorio 7), alla presenza di autorità accademiche e politiche oltre ai testimoni diretti della storia della Facoltà.
L'evento – trasmesso anche in streaming sul canale YouTube d'Ateneo @UnimiVideo – ha visto la partecipazione di Alessandra Facchi (presidente del Comitato di Direzione della Facoltà), delle prorettrici Marisa Porrini (Didattica) e Antonella Baldi (Internazionalizzazione), dei già presidi Vittorio Italia e Fausto Pocar, di Angela Lupone (già presidente del Comitato di Direzione), dei direttori di Dipartimento Carlo Fiorio (Economia, management e metodi quantitativi), Roberto Pedersini (Scienze sociali e politiche) e Ilaria Viarengo (Studi internazionali, giuridici e storico-politici).
Alberto Martinelli ha tenuto la relazione di apertura sulla storia della Facoltà. Nella sala lauree anche le testimonianze di alumni con ruoli di primo piano nell'istituzioni locali come Stefano Bruno Galli (assessore all'Autonomia e Cultura di Regione Lombardia), Pierfrancesco Maran (due volte assessore al Comune di Milano), Giuliano Pisapia (già sindaco di Milano dal 2011 al 2016) e Cristina Tajani (consigliera presso il Ministero del Lavoro, già assessora al Comune di Milano).
Spazio anche alla presentazione dell'intera offerta didattica a cura di Laura Carradori, responsabile settore SE.FA – Area Umanistico-sociale, seguita da un focus sulla formazione dottorale con interventi di Nando Dalla Chiesa, presidente dell'Osservatorio sulla Criminalità organizzata, Maurizio Ferrera, presidente di Nasp - Network for the Advancement of Social and Political Studies, e Paolo Garella, coordinatore del dottorato in Economics. Marino Regini ha presentato insieme a Rebecca Ghio, assegnista di ricerca, i risultati dell'indagine condotta dal progetto Unimi 2040, da lui coordinato, su chi e perché sceglie un corso di laurea di Scienze Politiche, Economiche e Sociali. Il punto di vista della componente studentesca sul futuro della Facoltà sarà invece illustrato da Luca Cardani, Andrei Huiala e Lisa Helga Kinspergher, attuali rappresentanti presso il Comitato di Direzione.
Una tavola rotonda finale (ore 16.30) dal titolo "L'Università italiana dopo il PNRR" ha visto la partecipazione di Cristina Messa, ministra dell'Università e Ricerca, Daniele Checchi, già membro del Consiglio direttivo ANVUR e preside di Facoltà, e Monica Poggio, amministratore delegato di Bayer Spa e vicepresidente di Assolombarda Università, Ricerca e Capitale umano. Presiede il rettore Elio Franzini.
"Con questo incontro - commenta Alessandra Facchi, presidente del Comitato di Direzione di SPES - abbiamo voluto offrire all’intera comunità universitaria un racconto corale della nostra Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali. Una Facoltà diventata un luogo di pensiero critico e di didattica innovativa, di confronto e dialogo tra sociologia, scienze giuridiche, scienza politica, filosofia pratica, studi storici, economici, statistici per citare solo le prospettive disciplinari più rappresentate. La creazione di nuovi corsi di studio si è tradotta anche nell'incremento dei docenti, nell'attrazione di studiosi, italiani e stranieri, che a vari livelli, a partire dal dottorato, popolano la Facoltà e contribuiscono a una grande attività culturale e scientifica (convegni, conferenze, dibattiti, presentazioni di libri).
Una storia, quella della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università Statale di Milano, che può articolarsi in quattro fasi: la nascita, prima come corso di laurea di Giurisprudenza nel 1964 e poi come Facoltà nel 1971; l'assestamento (tra i primi anni '70 e la metà degli anni '80) quando Scienze Politiche viene dotata di una sede propria, lo storico Palazzo Resta-Pallavicino di via Conservatorio, e consolida la propria identità; la forte crescita sia come comunità di ricerca sia come centro di offerta didattica (con oltre 17 mila iscritti nell'a.a. 1992-1993) che la portano a diventare la prima in Italia e l'implementazione di un'offerta non solo di corsi e diplomi di laurea ma anche di percorsi di specializzazione e di dottorato, nonostante il passaggio dei corsi di Sociologia, Economia e Statistica nel neo-nato Ateneo di Bicocca; la riforma del 3+2 (1999) e la liberalizzazione dell'offerta formativa fino alla Legge Gelmini (n.240/2010), che attribuisce alla Facoltà il ruolo di coordinamento della didattica e interfaccia con gli organi d'Ateneo, lasciando ai Dipartimenti di Economia, management e metodi quantitativi, Scienze sociali e politiche e Studi internazionali, giuridici e storico-politici il ruolo di strutture referenti per didattica, ricerca e terza missione.
Fil rouge di questi primi cinque decenni di vita della Facoltà è la sua vocazione multidisciplinare, interdisciplinare e internazionale, che le ha permesso di intercettare, spesso in anticipo sui tempi, i mutamenti della società italiana in generale e milanese in particolare, ritagliandosi negli anni un ruolo di protagonista nel campo dell'alta formazione e ricerca non solo nel contesto economico e sociale regionale e nazionale, ma anche internazionale. Una multidisciplinarietà, inoltre, accolta anche nell'ampliamento del suo nome diventato, circa 20 anni fa, Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali (SPES).
Attualmente la Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali offre 19 corsi di laurea tra triennali e magistrali, di cui alcuni totalmente o con curricula in inglese, tre master tra primo e secondo livello, sei corsi di perfezionamento e cinque dottorati di ricerca. Con una comunità di oltre 8.400 membri (iscritti ai corsi di laurea, personale docente e ricercatore, tecnici, amministrativi e bibliotecari, dottorandi, assegnisti e borsisti), la Facoltà porta avanti 76 progetti di ricerca finanziati da bandi nazionali, europei e internazionali, per un totale di 530 pubblicazioni, di cui 292 Open Access, e 140 iniziative di public engagement (dati riferiti al solo 2021).
"Multidisciplinarità e flessibilità nell'utilizzo di differenti approcci metodologici sono la caratteristica di questa Facoltà – aggiunge la professoressa Facchi. Si tratta di un modello di formazione e ricerca trasversale a tutti i corsi e a gran parte dei progetti di ricerca. Nella didattica multidisciplinarità e interdisciplinarità si traducono non soltanto in una preparazione di base in differenti materie ma anche nello studio di uno stesso fenomeno da più punti di vista, un approccio che permette di vederne la complessità, di affrontarla con metodi differenti e conoscenze integrate e di farne una competenza che può essere utile in ambito lavorativo".
Accanto alla multidisciplinarità, la Facoltà di SPES continua a investire molto anche nell'internazionalizzazione. "La nostra attenzione all'internazionalizzazione – prosegue Alessandra Facchi – non vuol dire solo corsi in inglese, ma si riflette nei contenuti degli insegnamenti e dei percorsi curriculari, significa tenere conto delle dimensioni internazionali degli oggetti di studio, guardare a ciò che succede in Europa e in altre regioni del mondo, significa anche studenti stranieri, accordi con università estere, percorsi di studio comuni, mobilità di studenti, docenti e ricercatori, seminari internazionali, ora facilitati dallo streaming".
Altra caratteristica della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell'Università Statale di Milano fin dalla sua nascita è la costante capacità di innovare sia nelle metodologie didattiche sia nei percorsi di studio. "La Facoltà è stata tra le prime a introdurre un percorso di studi di genere e pari opportunità a cui si sono aggiunti più di recente quello sulla criminalità organizzata e quello di bioetica e biodiritto – conclude Alessandra Facchi. L'auspicio è che pur mantenendo la caratteristica, a mio parere irrinunciabile, di una didattica in presenza, sia di docenti sia di studenti, si riesca a declinare la flessibilità anche verso l'apertura a nuove modalità didattiche".
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