Un momento della presentazione della settima edizione della Mappa dell’Intolleranza
La settima edizione della Mappa dell’Intolleranza, il progetto ideato da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza - Università di Roma e IT’STIME dell’Università Cattolica di Milano, è stata presentata nella Sala Crociera di Giurisprudenza nella sede dell'Università Statale, alla presenza, per la Statale, di Marilisa D'Amico, prorettrice a Legalità, Trasparenza e Parità di diritti e docente di Diritto costituzionale e fondatrice di Vox Diritti; di Giuseppe Arconzo, docente di Diritto costituzionale e delegato del Rettore alla disabilità; e Giovanni Ziccardi, docente di Informatica giuridica.
Al suo settimo anno di rilevazione, la mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 6 gruppi: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani – cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono e per l’interattività che garantiscono. Nel 2022 la rilevazione, che ha riguardato il periodo gennaio-ottobre, ha attraversato un periodo di forti turbolenze, segnate dalla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica, dalle elezioni politiche, con un cambio di governo, e dall’inflazione: così anche quest’anno ansie, paure, difficoltà si sono affastellate nel vissuto quotidiano delle persone, contribuendo a creare un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti.
Un dato su tutti fotografa al meglio la realtà che oggi rappresenta l’odio online e il ruolo di cinghia di trasmissione che i social svolgono tra i mass media tradizionali, la politica e alcune sacche di forte malcontento, che trovano sfogo ed espressione proprio nelle praterie dei social. La forte polarizzazione rappresentata dall’aumento evidente e notevolissimo delle percentuali dei tweet negativi a fronte del totale dei tweet rilevati. Il che indica una maggiore radicalizzazione dei discorsi d’odio. Fenomeno, questo, già registrato nella rilevazione dello scorso anno, ma quest’anno decisamente esploso.
Ad oggi stiamo dunque assistendo a una verticalizzazione del fenomeno di odio online - evidenzia la Mappa -, per il quale la diffusività iniziale ha lasciato il posto a un modello di dinamiche sociali sempre più incisive e polarizzate. A un allargamento delle possibilità di scelta delle piattaforme social, corrisponde una selettività maggiore di messaggi di esclusione, intolleranza e discriminazione. In relazione a questi aspetti, risulta utile sottolineare il ruolo giocato dai mass media tradizionali nell’orientare e influenzare questa tipologia di comunicazione e narrativa. A questo proposito, si ritiene utile e necessaria una riflessione futura di più ampio respiro sulla consapevolezza di questo ruolo e delle sue implicazioni sociali. Altro elemento emerso riguarda il podio delle categorie prese di mira: le donne, le persone con disabilità, le persone omosessuali. Riguardo proprio alle persone omosessuali vale la pena rilevare che l’odio nei loro confronti si era progressivamente attenuato negli anni, fino a rappresentare una percentuale minima sul totale. Negli anni, lo stesso discorso vale per le persone con disabilità.
Appare dunque evidente che una delle connotazioni dell’odio online rilevate dalla Mappa n.7 è una forte concentrazione sui diritti della persona, sia essa donna, gay o disabile. A tal proposito, emerge sempre di più la necessità di educare all’uso dei social network e di ripensare le relazioni fra mass media, piattaforme social e utenti, al fine di prevenire forme sempre più radicali di odio, che possono superare i confini della dimensione online e tradursi in atti concreti come i femminicidi o i sempre più frequenti attacchi di bullismo. Andando ai dati, una considerazione preliminare: gli stessi sono da leggersi anche alla luce dei due diversi algoritmi utilizzati per la rilevazione del sentiment.
Quest’anno ci sono state varie modifiche, anche nella “ripulitura” dei tweet semanticamente ambigui. I risultati dunque dovrebbero essere più fedeli, ma non sono totalmente sovrapponibili con gli anni precedenti. In ogni caso, volendo tentare un confronto, nel corso della rilevazione del 2021 (periodo gennaio-ottobre) erano stati raccolti un totale di 797.326 tweet dei quali 550.277 negativi (il 69% circa vs. 31% positivi). Nella rilevazione del 2022 invece (periodo gennaio-ottobre), sono stati raccolti 629.151 tweet dei quali 583.067 negativi (il 93% circa vs. 7% positivi). Come già si evidenziava, sono stati rilevati meno tweet semanticamente centrati, ma il segno negativo è forte e predominante sul totale, segno evidente di una radicalizzazione del fenomeno. In tutti i cluster la percentuale di tweet negativi è più alta rispetto alla percentuale di tweet positivi. Maggiore radicalizzazione, odio generalizzato contro le donne e contro i diritti della persona, spostamento semantico nella costruzione del linguaggio d’odio: questi, i fattori chiave della rivelazione 2022.
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