Identificato il meccanismo patologico alla base di una grave sindrome del neurosviluppo finora sconosciuta e che da oggi sarà diagnosticabile. Alla base, mutazioni del gene Ying Yang, già noto in ambito oncologico.
Lo studio, pubblicato su The American Journal of Human Genetics è il risultato del lavoro del gruppo di Giuseppe Testa - professore di Biologia Molecolare all’Università Statale di Milano e Direttore del laboratorio di Epigenetica delle Cellule Staminali dell' Istituto Europeo di Oncologia di Milano - e del team clinico di Bert de Vries PhD (Radboud University, Nimega, Olanda), finanziato da AIRC, Telethon, ERC, Ministero della Salute, Regione Lombardia.
I ricercatori – Michele Gabriele, Anneke T. Vulto – van Silfhout, Pierre Luc Germain e Alessandro Vitriolo sono i primi autori - hanno scoperto che il gene YY1, il cui ruolo è ben noto in ambito oncologico e in biologia dello sviluppo, è anche causa di una sindrome del neurosviluppo caratterizzata da disabilità intellettive e malformazioni congenite, definita provvisoriamente "Sindrome da aploinsufficienza di YY1".
YY1 è importante per l’embriogenesi e la sua mutazione è già stata associata all’insorgenza di diversi tumori. YY1 può attivare o disattivare molti altri geni a seconda del contesto cellulare e degli stimoli ambientali, controllandone la funzione sia normalmente che durante l'insorgenza di processi patologici come la cancerogenesi, quando le mutazioni avvengono in individui adulti.
Lo studio ha evidenziato invece come, quando le mutazioni del gene YY1 avvengono all'inizio dello sviluppo, si origini appunto la "Sindrome da aploinsufficienza di YY1". In particolare, il lavoro dei ricercatori ha chiarito che queste mutazioni agiscono alterando l’espressione genica e lo stato dell’acetilazione della cromatina - la sostanza attorno a cui è avvolto il DNA - nelle cellule dei pazienti. L’acetilazione degli istoni, che costituiscono la cromatina, è un meccanismo chiave che promuove l’attività dei geni, spesso alterato anche nella cancerogenesi: farmaci capaci di inibire o favorire l’acetilazione esistono già, e molti di questi sono già in avanzata sperimentazione clinica per molti tumori.
Pertanto la scoperta di un deficit di acetilazione nei pazienti colpiti da mutazioni di YY1 apre possibilità concrete di testare in futuro questi modulatori dell'acetilazione come approcci terapeutici.
Come risultato immediato la ricerca porta con sé la diagnosi, possibile sin da oggi. Ed è già un grande progresso a livello clinico per il mondo delle malattie genetiche rare.
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Per informazioni
Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia
Prof. Giuseppe Testa
giuseppe.testa@unimi.it
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