Pubblicato il: 05/08/2022
L'edificio monumentale, risalente al XVIII secolo a.C., scoperto a Kültepe, in Cappadocia, dal team di archeologi della Statale

L'edificio monumentale, risalente al XVIII secolo a.C., scoperto a Kültepe, in Cappadocia, dal team di archeologi della Statale

Un edificio monumentale costruito in blocchi di pietra, con muri alti fino a tre metri e mezzo, risalente al XVIII secolo a.C., scoperto a Kültepe, in Cappadocia. E’ uno degli importanti ritrovamenti presentati dagli archeologi dell’Università Statale di Milano intervenuti a Kayseri, in Turchia, al Kültepe International Meeting, un convegno dedicato all’antica Kanesh in Cappadocia, che ha riunito i maggiori studiosi mondiali di archeologia, storia e filologia dell’Anatolia antica.

L’Università Statale di Milano è stata protagonista, in particolare, con tre interventi che hanno illustrato e discusso le recenti rilevantissime scoperte effettuate proprio sul sito durante l’ultima campagna di scavo dal team PAIK (Progetto Archeologico Italiano a Kültepe),  guidato dal professor Luca Peyronel, docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico, presso il dipartimento di Studi Letterari, Filologici e Linguistici della Statale.

Il progetto PAIK opera sul sito archeologico dal 2019 grazie ad un accordo di collaborazione con la Missione Archeologica turca dell’Università di Ankara diretta dal professor Fikri Kulakoğlu, che prevede anche programmi didattici e di ricerca con scambio di studenti e ricercatori e l’organizzazione congiunta di convegni e workshop.

Durante il convegno gli archeologi della Statale hanno, quindi, presentato lo scavo, concluso soltanto il mese scorso, di una struttura monumentale interamente costruita in blocchi di pietra, con muri alti fino a tre metri e mezzo, localizzata nella parte sud-occidentale del sito, accanto a una piazza pavimentata e ad un grande edificio templare della città.

Due ambienti paralleli erano stati ricavati al di sotto del livello del terreno e servivano a conservare derrate alimentari e vasellame da mensa. In uno stretto e lungo magazzino disposti in fila nove giganteschi doli alti un metro e ottanta centimetri dalla capacità di oltre duemila litri ciascuno. Due di questi sono stati rinvenuti quasi completi nella loro posizione originaria con le basi alloggiate nel pavimento. Nell’altro ambiente, molto più ampio, centinaia di vasi frantumati dal crollo dei muri in pietra erano alloggiati lungo le pareti e su una bassa pedana di argilla. Il repertorio ceramico in questo caso era soprattutto costituito da coppe e coppette – molte rinvenute capovolte e impilate – vasi con beccucci e versatoi, brocche.

Sparsi nei livelli di crollo molti grandi frammenti di due eccezionali giare con la superficie decorata in fregi costituiti da motivi geometrici applicati e in un caso da una scena figurativa che comprende animali, musici e personaggi che danzano. Si tratta di una rappresentazione senz’altro rituale che non trova confronti in tutta l’Anatolia e che anticipa di un paio di secoli i vasi a decorazione plastica del mondo ittita.

La scoperta ha suscitato grande clamore al convengo internazionale anche per il ritrovamento nei livelli di colmata artificiale dell’edificio di diverse ossa relative ad almeno due leoni, assieme a quelle di orsi, cinghiali, cervi e molti altri animali selvatici, oltre ad una grande quantità di resti di specie domestiche, soprattutto di capre, pecore e bovini. Lo studio delle faune, affidato alla professoressa Claudia Minniti dell’Università del Salento, è tutt’ora in corso e fornisce importantissimi dati sullo sfruttamento dell’ambiente e indizi preziosi per interpretare il contesto indagato.

L’edificio monumentale scoperto a Kültepe è datato con sicurezza al XVIII secolo a.C., in un periodo di grande fioritura dell’antica Kanesh, quando si sviluppò sull’altopiano anatolico e soprattutto in Cappadocia, una rete di scambi commerciali gestita da famiglie di mercanti provenienti da Assur, in Mesopotamia settentrionale. Oro, argento, rame, tessuti e lana venivano trasportati seguendo itinerari lunghi centinaia di chilometri, attraversando fiumi e valicando montagne innevate. Oltre ventitremila tavolette cuneiformi provengono dagli archivi privati dei mercanti assiri e permettono di ricostruire nel dettaglio le attività economiche, il circuito commerciale, l’organizzazione sociale, la struttura familiare, come in nessun altro caso noto per il mondo antico.

Le attività di ricerca archeologica della Statale riprenderanno subito dopo la pausa estiva, con una campagna di studio dei materiali e di restauro della ceramica in vista di una futura musealizzazione.

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