Pubblicato il: 14/12/2016

La prestigiosa rivista Redox Biology pubblica i risultati di una ricerca che chiarisce alcuni importanti aspetti delle azioni dovute a eccesso o mancanza di ossigeno nell’organismo. Interamente condotto presso il dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano, lo studio è frutto della collaborazione tra il gruppo di Biochimica (condotto da Michele Samaja e Rita Paroni) e il gruppo di Farmacologia (condotto da Alfredo Gorio).

Se da un lato risulta noto che ogni condizione che diminuisce l’apporto di ossigeno all’organismo (ipossia) può provocare danni, specialmente nei neuroni del cervello - organo che, dopo il cuore, utilizza la maggior parte dell’ossigeno respirato - restava da definire se l’iperossia (eccesso di ossigeno), moderata ma prolungata, potesse rivelarsi tossica e provocare conseguenze irreversibili nei neuroni, che sono caratterizzati da una scarsa capacità di rigenerarsi, proliferare e ripararsi.

Lo studio dei ricercatori della Statale dimostra che sia l’ipossia, sia l’iperossia possono arrecare danni ai neuroni causati dallo stress ossidativo. Entrambe le situazioni, infatti, aumentano in maniera significativa il grado di apoptosi (stato che precede la morte delle cellule) e di perossidazione (indice della formazione di radicali liberi) dei neuroni.

Si è osservato che, rispetto all’ipossia, l’iperossia induce un aumento più contenuto di radicali liberi, ma induce anche un aumento più contenuto dei meccanismi antiossidanti di difesa. Per converso, rispetto all’iperossia, l’ipossia aumenta in maniera più consistente sia la quantità di radicali liberi, sia le difese antiossidanti.

In entrambi i casi, però, l’aumento dei radicali liberi è sempre risultato maggiore dell’aumento delle difese. Il risultato globale, quindi, è che il delicato equilibrio fra radicali liberi prodotti e difese antiossidanti è compromesso in entrambe le situazioni, sia pure attraverso meccanismi biochimici differenti che sono stati presi in esame e caratterizzati.

Questi dati potrebbero avere importanti ricadute cliniche non solo nelle situazioni di ipossia, che può avere origini patologiche (apnee notturne, traumi, anemie, emorragie, malattie polmonari, tumori) e fisiologiche (esposizione a quote elevate), ma anche per i pazienti che necessitano di supplementazione di ossigeno come terapia per migliorare la qualità di vita in alcune situazioni patologiche.
 

Per informazioni
Università degli Studi di Milano
Dipartimento di Scienze della Salute
Prof. Michele Samaja
michele.samaja@unimi.it