Pubblicato il: 06/08/2020

Uno studio dei ricercatori dell'Università Statale di Milano e del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) - pubblicato su Plant Physiology - ricostruisce la storia millenaria del delizioso frutto del pesco racchiusa in una collezione internazionale di oltre 400 varietà presenti in tre paesi europei: uno strumento prezioso per la conservazione della biodiversità di questa specie e il suo adattamento all'ambiente.

Addentando una pesca in queste calde giornate estive, non tutti si rendono conto di gustare il risultato della sapiente selezione operata dall'uomo in migliaia di anni per ottenere frutti di elevata qualità e meglio adattati a svariati ambienti di coltivazione. Il pesco ha avuto origine in Cina, da dove si è diffuso lungo la Via della Seta verso occidente, raggiugendo la Persia - da cui il nome scientifico Prunus persica - e poi il bacino del Mediterraneo dove fu apprezzato da Greci e Romani. Dopo la caduta dell'Impero Romano, il pesco sembra scomparire dalle campagne, e parrebbe sia stato salvato da Carlo Magno, che ne promosse la diffusione nei giardini dei monasteri; ricompare poi in epoca rinascimentale negli horti nobiliari. Viene quindi esportato nel Nuovo Mondo dai colonizzatori ispanici. L'epoca d’oro (in tempi moderni) inizia a metà del '800, con l'arrivo nel piccolo stato americano del Delaware di 'Chinese Cling', una pesca cinese a polpa bianca con buccia marezzata di rosso, che ha dato il via ai programmi di incroci e selezione nel Nord America.

Lo studio appena pubblicato su Plant Physiology, nato dalla collaborazione con CRPV (Centro Ricerche Produzioni Vegetali) e Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna, descrive infatti la costituzione della PeachRefPop, una collezione che per la prima volta raccoglie in un unico disegno sperimentale oltre 400 varietà provenienti dalle più importanti banche di germoplasma europee.

Le collezioni replicate in diversi ambienti sono fondamentali per comprendere le complesse interazioni fra pianta e ambiente. Tali risorse sono ancora del tutto carenti per gli alberi da frutto, anche per via delle difficoltà intrinseche nello scambio di materiali, le operazioni vivaistiche per la propagazione e, non ultime, le problematiche fitosanitarie.

"Nei prossimi anni, anche attraverso l'impiego di strumenti genomici all'avanguardia oggi disponibili per il pesco, ricerche sulla PeachRefPop saranno forse in grado di chiarire i meccanismi della sua adattabilità a diversi ambienti, come testimoniato da una estensione geografica che va dai subtropici al Canada e un calendario di maturazione che copre quasi sei mesi" - commenta  Marco Cirilli, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso l'Università Statale di Milano.

La costituzione della PeachRefPop si inquadra tra le azioni mirate a un utilizzo consapevole dell'agrobiodiversità frutticola, mantenuta nelle collezioni di germoplasma con notevoli sforzi economici e di gestione, soprattutto nel caso delle specie arboree. In questo senso il Centro di ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del CREA, con le sue collezioni delle sedi di Roma e Forlí, ha notevolmente contribuito a fornire le varietà e le progenie di breeding di partenza” - precisa Sabrina Micali, ricercatrice del CREA, insieme ai colleghi Ignazio Verde, Daniela Giovannini e Alessandro Liverani.

"Oltre che uno strumento prezioso per gli studi scientifici sulle specie perenni, la PeachRefPop si sta configurando come la prima pietra miliare di iSTONE-Hub, un progetto di collaborazione internazionale per la conservazione e lo sfruttamento delle risorse genetiche di pesco e altre drupacee come un vero patrimonio per le generazioni future" - aggiunge Daniele Bassi, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree e coordinatore dello studio con Laura Rossini, docente di Genetica agraria in Statale.

Da ultimo, oltre ai motivi di interesse che tale collezione rappresenta ai fini del miglioramento varietale del prossimo futuro e degli studi di genetica e tecnica colturale, vale la pena sottolineare l'aspetto culturale che essa rappresenta. La natura transnazionale di questa collezione consente di superare il concetto di collezione individuale del singolo Stato europeo al fine di costituire una eredità condivisa che racchiude il patrimonio di questa specie di interesse strategico per tutto il Mediterraneo.

In Italia, la collezione PeachRefPop si trova a Imola (Bologna), è gestito da un consorzio di enti e coltivatori ed è visitabile su appuntamento, scrivendo ai coordinatori del progetto. Lo stesso giardino è replicato, per scopi scientifici, anche in Spagna e Grecia.

Contatti

  • Daniele Bassi
    Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia

  • Laura Rossini
    Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia

  • Marco Cirilli
    Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia