Pubblicato il: 10/02/2022
Immagine tratta da Pixabay

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Su mille persone dai 18 ai 74 anni, rappresentative della popolazione italiana, il 27.9 % del campione riporta di avere avuto il Covid, circa metà di essi nei mesi di dicembre 2021-gennaio 2022, ossia nella fase in cui ha preso il sopravvento la variante Omicron. Nell’attività di contact tracing (71.3% dei casi) sono stati coinvolti attivamente anche i medici di famiglia e, per i contatti tra lavoratori, i medici del lavoro-competenti. 

 Ecco il campione da cui ha preso avvio l’indagine elaborata dal professor Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica presso l’Università degli Studi di Milano, assieme all’Università di Messina e coordinata da Doxa per conto della Società Italiana di Medicina del Lavoro.

Secondo l’indagine, il 6% del campione - in larga parte attivo - non è stato vaccinato, ma soltanto il 3.8% riferisce di non avere alcuna intenzione di vaccinarsi. La maggior parte dei vaccinati (79%) era già convinto da solo di vaccinarsi, il 21% è stato convinto dalle norme governative, dal medico di famiglia e dal medico competente, oltre che da familiari e amici. Dopo l’adozione del green pass per i luoghi di lavoro, il 12% ha fatto tamponi ripetuti e metà di essi si è poi vaccinato.

 Il 65% degli intervistati ritiene utile la campagna informativa governativa sul vaccino sui media. Quanto alla adozione del green pass rafforzato, il 78% è favorevole per bar, ristoranti, negozi, ecc., e il 75% sul luogo di lavoro. Il 76% è favorevole anche all’obbligo vaccinale negli ultra cinquantenni e il 73% a un lockdown ristretto ai non vaccinati. L’80% è favorevole a mantenere incentivazioni per lo smart working. Il 74% ritiene utili tamponi periodici per i lavoratori e il 94% le misure di sanificazione dei locali. Il 23% si è vaccinato contro l’influenza, circa il doppio rispetto allo scorso anno.

 Dall’indagine emerge che la figura e il ruolo del medico del lavoro-competente sono conosciuti dal 70% degli intervistati, mentre per il restante 30% tale figura non è prevista dalla normativa. Circa un terzo degli intervistati ha anche avuto rapporti durante la pandemia.

Il 29% degli intervistati riferisce di avere contratto COVID-19, corrispondente al 10% in più della percentuale ufficialmente registrata nella popolazione adulta. Considerando anche i casi asintomatici è probabile, quindi, che metà della popolazione italiana sia venuta in contatto col virus Sars-Cov-2.

Circa metà dei casi di COVID-19 con sintomi clinici si è verificata negli ultimi due mesi, quando ha preso il sopravvento la variante omicron, estremamente contagiosa, ma fortunatamente meno severa per i vaccinati. Infine, dall’indagine è chiaro che il vaccino è stato accettato dalla quasi totalità della popolazione attiva, grazie anche al convincimento da parte dei medici competenti e dei medici di famiglia e la campagna vaccinale ha aumentato anche la vaccinazione anti-influenzale, contribuendo al controllo dell’epidemia influenzale stagionale.

 “I dati sono attualmente in fase di analisi più approfondita e di elaborazione, in previsione della preparazione di un lavoro scientifico” – spiega il professor Carlo La Vecchia – “Le misure di contenimento in atto godono del supporto della maggioranza della popolazione, sebbene circa un quarto degli italiani non sia del tutto o per niente favorevole”.

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