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Il professor Claudio Fenizia
La trasmissione del virus SARS-CoV-2 da madre a figlio durante la gravidanza è possibile. Questo è quanto riportato per la prima volta in uno studio sperimentale multidisciplinare (pubblicato in pre-print su Medrxiv) effettuato da un gruppo di ricercatori, con diverse competenze, dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con gli ospedali Luigi Sacco e Buzzi di Milano, San Gerardo di Monza, San Matteo di Pavia e l'IRCCS Fondazione Don Gnocchi.
Pochissimi studi sono stati pubblicati fino ad ora sulle donne incinta affette da SARS-CoV-2. Per la prima volta lo studio condotto dall’Università di Milano ha raccolto dati che suggeriscono fortemente come la trasmissione verticale madre-figlio sia possibile.
Per fare questo, sotto il coordinamento di Valeria Savasi, docente di Ginecologia e Ostetricia all'Università Statale di Milano, 31 donne incinte positive al virus sono state arruolate nei tre ospedali lombardi. Tutte hanno partorito tra marzo e aprile 2020. Per ognuna delle pazienti arruolate i campioni biologici raccolti in diversi distretti anatomici sono stati analizzati per valutare la presenza del virus SARS-CoV-2 e di anticorpi specifici.
Lo studio, condotto da Claudio Fenizia e Mara Biasin, presso il laboratorio di Immunologia dell’Università di Milano, in collaborazione con l’unità di Microbiologia clinica dell'Ospedale Sacco, diretta da Maria Rita Gismondo, docente di Microbiologia, indicano che la trasmissione verticale di SARS-CoV-2 si è verificata in due casi con un andamento clinico completamente diverso. Uno dei due era connotato da un andamento clinico della madre molto severo, mentre l’altro, ancora più preoccupante, era invece un caso lieve. In entrambi i casi le placente sono risultate essere positive, come anche il tampone nasofaringeo dei neonati. Nel primo caso la presenza del virus è stata riscontrata anche nel sangue del cordone ombelicale, mentre nel secondo sono stati trovati anticorpi specifici contro SARS-CoV-2 di tipo IgM nel sangue del cordone. Da sottolineare che gli anticorpi di tipo IgM non attraversano la placenta e quindi non possono essere stati trasferiti dalla madre al feto, ma la loro presenza invece è conseguenza del contatto diretto del feto con il virus. Entrambi i bambini sono nati in buone condizioni di salute e al momento non hanno mostrato alcun segno clinico di malattia.
Su alcuni casi selezionati, come i due qui descritti, è stata condotta un’analisi del profilo infiammatorio riscontrato sia nel sangue materno che in quello fetale del cordone ombelicale e nelle placente. I risultati mostrano un chiaro stato pro-infiammatorio diffuso sia nei campioni di origine materna che in quelli di origine fetale.
Nonostante sia prematuro desumere conclusioni definitive, il messaggio dello studio è che la trasmissione materno-fetale del virus SARS-CoV-2 durante la gravidanza è possibile, seppur non frequente. Inoltre, lo stato infiammatorio secondario all’infezione potrebbe esso stesso essere origine di possibili influenze negative sul feto in via di sviluppo. Obiettivo futuro sarà quello di ampliare lo studio in termini di numero di campioni analizzati, includendo donne incinte che hanno subito l'infezione in diverse epoche gestazionali.
Questi risultati hanno suscitato sin da subito l'interesse della comunità scientifica internazionale. Il professor Fenizia è stato, infatti, chiamato a presentare lo studio sia durante il congresso AIDS2020-COVID19 sia in occasione della conferenza stampa del congresso tenutasi il 9 luglio, alla presenza di Anthony Fauci e condotta dalla Adeeba Kamarulzaman, attuale presidente della società IAS.
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Claudio Fenizia
Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti
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