Pubblicato il: 14/02/2019
FANS

Alcuni tipi di FANS, farmaci antiinfiammatori non steroidei

La prestigiosa rivista British Journal of Cancer, del gruppo editoriale Nature, pubblica una ricerca, guidata dall'Università Statale di Milano, in collaborazione con Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, nella quale per la prima volta viene identificato il meccanismo d'azione alla base dell'attività antineoplastica dei FANS, farmaci antiinfiammatori non steroidei.

Oltre alla più nota aspirina, numerosi sono i farmaci di uso comune che appartengono a questa classe, come ad esempio ketorolac, diclofenac e ibuprofene, utilizzati normalmente come anti-infiammatori, analgesici o antipiretici in diverse condizioni patologiche.

"In studi preclinici e anche clinici – ci spiega Paolo Ciana, docente di Farmacologia al dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell'Università Statale e coordinatore dello studio, finanziato da AIRC e Fondazione Cariplo – alcuni FANS hanno dimostrato un'interessante attività preventiva sull'insorgenza di tumori, tuttavia, per i noti effetti collaterali (gastro-intestinali, renali, epatici e cardiaci) che insorgono quando vengono assunti per lunghi periodi di tempo, essi non sono utilizzabili per trattamenti preventivi. Tali effetti collaterali sono causati in massima parte dall'inibizione di enzimi chiamati cicloossigenasi responsabili della loro attività anti-infiammatoria. Il nostro lavoro ha dimostrato che l'azione antineoplastica dei FANS non si esplica con l'inibizione delle cicloossigenasi, ma attraverso un altro bersaglio molecolare, una deacetilasi chiamata SIRT1".

"La scoperta – precisa Giulia Dell'Omo, giovane ricercatrice del team e primo nome firmatario dell'articolo – permette di sviluppare nuovi FANS con attività antineoplastica, senza produrre gli effetti collaterali dei farmaci attualmente in commercio dovuti all'attività anti-infiammatoria dipendente dall'azione sulle cicloossigenasi".

Sul meccanismo anti-tumorale dei FANS si è espresso in passato anche Harold Varmus, vincitore del premio Nobel per la Medicina e Fisiologia nel 1989, direttore dell'NIH (National Institute of Health) e dell'NCI (National Cancer Institute) americani, che ha inserito la elucidazione del meccanismo anti-tumorale dei FANS come uno dei maggiori passi in avanti nella prevenzione del cancro.

Effettivamente, considerando che più di 9 milioni di persone sono decedute nel mondo a causa di questa malattia nel 2018, la strategia della prevenzione attiva attraverso trattamenti farmacologici appare sempre di più come una necessità: l'approccio preventivo farmacologico ha enormi potenzialità considerando che nell'ambito cardiovascolare esso è stato in grado di dimezzare (malattie cardiache) o addirittura ridurre di due terzi (malattie cerebrovascolari) i decessi.

In questi anni, gli studi di genomica hanno permesso di identificare marcatori precoci del rischio di malattia tumorale, ma ora è necessario sviluppare nuovi agenti per la chemioprevenzione dei tumori, che costituiscano un armamentario efficace nelle mani dei clinici per trattare quei soggetti identificati come portatori di un rischio elevato di sviluppare una neoplasia.

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