Pubblicato il: 14/07/2022
Lo scavo archeologico della Terramara Santa Rosa di Poviglio, in provincia di Reggio Emilia

Lo scavo archeologico della Terramara Santa Rosa di Poviglio, in provincia di Reggio Emilia

L’allarme siccità che sta interessando in queste settimane la Pianura Padana, con abbassamenti dei livelli del fiume Po che destano grande preoccupazione, non è un fenomeno nuovo. Almeno se lo si indaga nella lunghissima prospettiva storica dei geoarcheologi, abituati a confrontarsi con lo studio di epoche remote che, però, possono insegnare molto per il presente e il futuro. E’ il caso dello scavo archeologico della Terramara Santa Rosa di Poviglio, in provincia di Reggio Emilia, che da anni vede impegnati i geoarcheologi del dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio”, guidati dal professor Andrea Zerboni a cui abbiamo chiesto di raccontarci di più sugli studi condotti in questi anni e su quanto emerso riguardo a fenomeni di siccità nella Pianura Padana che risalgono a migliaia di anni fa.

Andrea Zerboni, geoarcheologo, docente del dipartimento di Scienze della Terra "A. Desio"

Andrea Zerboni, geoarcheologo, docente del dipartimento di Scienze della Terra "A. Desio"

Gli scavi presso il sito di Poviglio ed in altri ad esso contemporaneo, nonché lo studio di alcuni indicatori geologici che raccolgono informazioni sulle variazioni delle piogge avvenute nel passato, hanno permesso di identificare una fase di acuta aridificazione avvenuta in Pianura Padana circa 3200 anni fa spiega Andrea Zerboni -. Questo evento è stato tra le cause che hanno portato alla scomparsa di una delle più antiche civiltà del Nord Italia, la cultura delle Terramare, che nel corso della media Età del Bronzo aveva introdotto una forma di agricoltura intensiva lungo le sponde del Po, ben prima dello sfruttamento agricolo messo a punto dai Romani”.

Gli eventi di oggi e quelli di 3.200 anni fa sono in qualche modo paragonabili?

Sì perché i dati raccolti in anni di studio dimostrano che la siccità avvenuta 3200 anni fa è stata molto simile a quella attuale, con un sensibile abbassamento delle falde acquifere superficiali, probabilmente legato anche ad una secca del Po. Abbiamo studiato le stalagmiti delle grotte degli Appennini che ci raccontano di un periodo arido attorno a 3200 anni fa, mentre lo scavo della Terramara Santa Rosa ci ha permesso di capire che in quella medesima fase gli abitanti del villaggio furono costretti a scavare pozzi per raggiungere la falda acquifera sempre a maggiore profondità. Se nelle fasi precedenti potevano facilmente ottenere l’acqua utile per le attività domestiche e per i campi, tanto da aver realizzato sofisticati sistemi per l’irrigazione, ad un certo punto la risorsa diminuisce improvvisamente, richiedendo enormi sforzi per recuperarla”.

Dagli studi emerge che il popolo terramaricolo fosse in una significativa fase di espansione.

In quel tempo, il popolo terramaricolo era in forte espansione demografica e stava sfruttando intensamente le fertili terre della pianura, fino forse a ridurne la capacità produttiva. In questo contesto di sovrasfruttamento delle risorse naturali, alcune annate di forte siccità – come quella attuale – hanno portato al collasso del sistema terramaricolo e all’abbandono delle decine di villaggi distributi a nord e a sud del fiume Po.

La storia della Terramare può quindi essere una lezione per oggi e domani?

Assolutamente sì. Il caso della siccità di 3.200 anni fa e del collasso delle Terramare deve essere una importante lezione per i giorni nostri in termini di sostenibilità ambientale; sebbene le ragioni delle variazioni climatiche di ieri e di oggi siano differenti, occorre osservare come l’utilizzo eccessivo delle risorse naturali crei una forte vulnerabilità nelle comunità umane. Oggi, come allora, l’uso delle risorse naturali ha raggiunto livelli elevatissimi e occorre essere responsabili per evitare che qualche anno di siccità come quella del 2022 possano mettere in crisi i sistemi produttivi agricoli. Se oggi possiamo utilizzare mezzi meccanici per attingere acqua dal Po e controllare il rilascio di acqua dai laghi e dagli invasi artificali, al tempo delle Terramare non fu possibile mitigare la vulnerabilità creata da un eccessivo sfruttamento delle risorse. Oltre a questo dobbiamo far fronte alla penuria di acqua con un suo uso responsabile.

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