Simone Villa il giorno della sua laurea in Medicina e Chirurgia con Mirella M. Pontello e Mario C. Raviglione
Competenza, cura della persona, tutela del diritto alla salute per tutti e intelligente analisi di dati e informazioni sono gli ingredienti dell'award al miglior poster assegnato a Simone Villa, neolaureato in Medicina e Chirurgia all'Università Statale, durante l'International Workshop on Lung Health 2019 di Nizza (17-19 gennaio).
Classe 1992, il dottor Villa si è laureato lo scorso ottobre sotto la guida di Mario C. Raviglione e di Mirella M. Pontello, docenti in Statale, con una tesi, poi "candidata" come poster all'International Workshop di Nizza, sull'incidenza della tubercolosi e la prevalenza dell'infezione tubercolare latente tra i richiedenti asilo residenti presso i centri di accoglienza di Milano nel biennio 2016-2017.
Una tesi, quella del giovanissimo Simone, che oltre ai tutor universitari, ha coinvolto medici, pneumologi e operatori sanitari dell'ATS-Milano (UOC Medicina Preventiva nelle Comunità - Malattie infettive), dell'Istituto di Villa Marelli e del Laboratorio di Microbiologia dell'ASST Niguarda (Centro Regionale di Riferimento per il Controllo della Tubercolosi), per valutare anche la performance del sistema di sorveglianza e screening messo a punto in città per affrontare questo problema di salute pubblica.
Sono 5.324 i richiedenti asilo sottoposti a screening durante la tesi del dottor Villa: si tratta generalmente di soggetti giovani, di età tra i 15 e i 49 anni (89%), maschi (84%), provenienti da Paesi dell'Africa Sub-Sahariana (69%), con Eritrea, Nigeria e Somalia tra i paesi a più alta incidenza di TBC, seguiti da Bangladesh e Pakistan, tra quelli dell'area del Sub-continente indiano.
Foto di gruppo dopo la consegna dell'award. Da sinistra: Francesco Blasi, Itishri Sahu e Giorgio Walter Canonica
"I richiedenti asilo sono stati sottoposti a un sistema di sorveglianza attiva e di screening a due livelli: uno screening iniziale con il test di cutireazione alla tubercolina (tuberculin skin test, TST) e a un questionario anamnestico-sindromico (QS) – ci spiega Simone Villa. I soggetti con una positività allo screening sono stati considerati candidabili per essere sottoposti alla radiografia del torace per individuare segni compatibili con tubercolosi. I richiedenti asilo sotto i 35 anni con una lastra negativa sono stati sottoposti a test IGRA (test immunologico utile per individuare la produzione di interferone gamma ad opera dei linfociti del soggetto) e, in caso di positività, è stata consigliata una terapia preventiva. In caso di radiografia positiva per tubercolosi attiva, sono stati eseguiti ulteriori test microbiologici".
Nel biennio 2016-2017, il sistema di sorveglianza è riuscito a diagnosticare un totale di 69 casi di tubercolosi (incidenza di 1.236 casi per 100 mila richiedenti asilo) e 865 persone con infezione tubercolare latente (prevalenza 20%). L'incidenza tra i richiedenti asilo è di 1.033 per i soggetti provenienti dalla Regione Africa dell'Organizzazione Mondiale della Salute (WHO-AFR) e di 3.043 tra quelli provenienti dalla Regione Est-Mediterraneo (WHO-EMR), che include la Somalia (con i 20 casi registrati). La prevalenza dell'infezione latente tra i richiedenti asilo provenienti dalla WHO-AFR è stata simile a quella osservata nei Paesi d'origine (23%), mentre nella WHO-EMR è stata minore (11%).
"Il tasso di successo del trattamento della tubercolosi attiva registrato nel nostro studio – prosegue il dottor Villa - è dell'80%, con il 12% di soggetti persi al follow-up. Sono inoltre molto elevati i tassi osservati di accettazione (93%) e di aderenza (90%) alla terapia preventiva per l'infezione tubercolare latente. La sorveglianza molecolare, associata a quella attiva e di screening ha permesso, infine, di determinare che solo tre casi di tubercolosi attiva erano dovuti a trasmissione recente avvenuta nei centri di accoglienza di Milano".
"Il trattamento preventivo per l’infezione tubercolare latente è fattibile e di successo a Milano, probabilmente grazie ai regimi terapeutici di breve durata (3 mesi di associazione rifampicina e isoniazide) impiegati – conclude il dottor Villa. Il nostro studio, però, dimostra alcune importanti criticità, come l'alta incidenza di tubercolosi nei richiedenti asilo, la necessità sia di individuare misure coordinate di screening per la diagnosi precoce e il trattamento sia di ridurre l'alto tasso di persi al follow-up durante la terapia per la tubercolosi attiva attraverso urgenti interventi di comunità. L'attrition (perdita dei partecipati) del sistema, principalmente osservato tra i due livelli del sistema di sorveglianza attiva e screening, può essere ridotto attraverso una migliore condivisione dei dati, ad esempio, inserendo le informazioni delle indagini radiologiche nelle banche dati".
Contatti
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Mario Carlo Raviglione
Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei TrapiantiDipartimento di Scienze biomediche per la salute
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