Pubblicato il: 08/10/2018
Nicoletta Landsberger

La professoressa Nicoletta Landsberger durante il congresso internazionale di Roma (27-29 settembre)

Nicoletta Landsberger è docente di Biologia molecolare alla guida del Laboratorio di Biologia molecolare e cellulare applicate alle patologie del neurosviluppo, presso il dipartimento di Biotecnologie mediche e Medicina traslazionale dell'Università Statale di Milano.

A pochi giorni dal congresso internazionale dal titolo "Rett Syndrome Research, Towards the Future" (Roma, 27-29 settembre), che l'ha vista nel Comitato scientifico del meeting, la professoressa Landsberger ci aiuta a capire qualcosa in più sulla grave malattia rara, su cui lavora da oltre 10 anni, in stretta collaborazione con il San Raffaele Rett Research Center dell'Ospedale San Raffaele di Milano.


Professoressa Landsberger, cos’è la sindrome di Rett?

La sindrome di Rett è una devastante malattia neurologica pediatrica che colpisce prevalentemente le bambine con un'incidenza di 1 su 10 mila bambine nate vive. Le pazienti Rett appaiono sane alla nascita, ma intorno ai 3 anni vanno incontro a una fase di regressione durante la quale perdono tutte le capacità motorie e linguistiche precedentemente acquisite e compaiono altri molteplici sintomi, come continui movimenti stereotipati delle mani che ne impediscono l'uso volontario, grave disabilità intellettuale, atassia, difficoltà respiratorie, epilessia, irritabilità, scoliosi e osteopenia.

Cosa si sa sulle cause di questa sindrome?

La maggior parte dei casi di sindrome di Rett è dovuta all'insorgenza di mutazioni nel gene MeCP2, che si trova sul cromosoma X e codifica per un'omonima proteina (la proteina MeCP2), la cui funzione principale è quella di regolare l’espressione genica: pur essendo espressa in tutte le cellule del nostro organismo, la proteina MeCP2 è particolarmente abbondante nel cervello. Lo stesso gene MECP2 è causa, sebbene con minore frequenza, anche di altre malattie neurologiche che colpiscono indistintamente maschi e femmine, come alcuni casi di autismo, ritardo mentale, schizofrenia, bipolarismo e altri disordini del neurosviluppo.

A che punto è la ricerca su questa devastante malattia?

Negli anni sono stati sviluppati diversi topi transgenici privi (knock-out, KO) o mutati (knock-in) in MeCP2 per comprendere il ruolo della proteina MeCP2 nella sindrome di Rett. In particolare, è stato dimostrato che la sindrome di Rett è dovuta a un ruolo della proteina MeCP2 nelle due principali componenti cellulari del sistema nervoso centrale: i neuroni maggiormente deputati alla trasmissione dei segnali nervosi e gli astrociti, cellule che non hanno solo un ruolo di supporto dei neuroni ma che partecipano anche alla corretta trasmissione dei segnali.
In accordo con questi studi, nel nostro laboratorio, lavoriamo sull'individuazione di difetti molecolari negli astrociti o nei neuroni come valido bersaglio farmacologico per il trattamento della sindrome di Rett o patologie affini legate al gene CDKL5. Crediamo che solo una solida ricerca di base può aiutarci a trovare i rimedi più adatti contro questa terribile malattia.

Nicoletta Landesberger in laboratorio

La professoressa Landsberger in laboratorio con Angelisa Frasca, giovane assegnista di ricerca

Quali sono le cure oggi disponibili per la sindrome di Rett?

Attualmente gli unici trattamenti disponibili curano i sintomi secondari della malattia come l'epilessia, le anomalie respiratorie o l'irritabilità. Due sembrano essere, invece, le strade terapeutiche principalmente percorribili: la terapia genica, che crediamo beneficerà nel futuro di ulteriori studi sul controllo dei problemi connessi al sovradosaggio e al raggiungimento di pochi distretti cerebrali, e l'individuazione di approcci farmacologici che agiscano su geni o processi molecolari erroneamente espressi quando MeCP2 non funziona correttamente. Altro aspetto da non sottovalutare, infine, attiene ai costi sanitari per il trattamento di un paziente Rett, tra i 20 mila e gli 80 mila euro all'anno: trovare una cura o dei rimedi per migliorare la qualità di vita dei molti pazienti mutati in MeCP2 rappresenta quindi una vera emergenza sociale.

Quali sono le novità emerse durante il congresso di Roma?

L’ultima giornata del meeting (29 settembre) è stato presentato un trial clinico in corso in Italia, Regno Unito e USA per il trattamento della respirazione delle bambine, mentre altri trial clinici sono in partenza. In generale, possiamo affermare che si iniziano a vedere i frutti della ricerca di base e preclinica oltre al grande sostegno delle famiglie dei malati di sindrome di Rett nel mondo.

Il team di ricerca sulla sindrome di Rett e su tutte le malattie connesse alla mutazione del gene MECP2 condotta dai due laboratori dell’Università Statale e dell'Ospedale San Raffaele si compone di quattro giovani ricercatori PostPhD, due dottorandi e due studenti in tesi. Le proprie attività di ricerca sono rese possibili anche grazie al supporto finanziario di proRETTricerca, l'Associazione dei genitori di bambine e ragazze con la sindrome di Rett, fondata nel 2004 in un periodo in cui in Italia la malattia era ancora poco conosciuta.

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