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La rosa "Bella di Monza", elegantissima varietà creata agli inizi dell'800 - Foto di Silvano Fumagalli
Sono proprio i bellissimi fiori di pesco e di rosa al centro della ricerca appena pubblicata su The Plant Journal, che ha rivelato il segreto del fiore "petaloso", individuando per la prima volta nella mutazione di un gene la causa della moltiplicazione dei petali.
La ricerca è frutto di una collaborazione tra l'Università Statale di Milano, dove è stata coordinata da Laura Rossini, docente di Genetica agraria al dipartimento di Scienze agrarie e ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia, e il PTP Science Park di Lodi, con il primo autore, Stefano Gattolin, ora ricercatore presso l'Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria (IBBA) del CNR, e prevede inoltre il coinvolgimento diretto dell'Institut National de la Recherche Agronomique (INRA).
Il florovivaismo è un'attività di grandissima importanza economica e si stima che il valore della produzione globale di piante da fiore sia di 55 miliardi di dollari, con l'Europa ai primi posti sia per produzione che per consumo. I "fiori doppi", con aumentato numero di petali, sono stati selezionati dall'uomo per il loro aspetto attraente e il loro valore commerciale in diverse piante ornamentali, fra cui la rosa e il pesco.
Lo studio è partito dall'analisi genetica del numero dei petali nei fiori di pesco, attuata analizzando incroci fra peschi da frutto (cinque petali) e peschi ornamentali (molti petali), prodotti da Daniele Bassi, docente di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree al dipartimento di Scienze agrarie e ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia della Statale.
Conosciuto in tutto il modo per i suoi frutti, il pesco è stato domesticato migliaia di anni fa in Cina, dove è tradizionalmente considerato l'albero dell’immortalità o della longevità, ed è molto apprezzato anche per la generosa fioritura celebrata ogni anno con festival come quello di Shangai.
"La sequenza genomica del pesco è stata cruciale per individuare la posizione cromosomica e il gene candidato Di2 che codifica per un fattore di trascrizione della superfamiglia APETALA2: una particolare mutazione di questo gene chiave dello sviluppo del fiore ne altera la regolazione portando alla formazione di un'abbondanza di petali” - spiega la professoressa Rossini.
La prova del nove a conferma dell'importanza di questa mutazione è venuta dall'analisi di alcune varietà di rose messe gentilmente a disposizione dall'Associazione Italiana della Rosa e raccolte dal roseto Niso Fumagalli presso la Reggia di Monza.
"A differenza delle rose a cinque petali, quali molte rose selvatiche e alcune varietà che adornano i nostri giardini" - commenta il dottor Gattolin - "quelle con molti petali, certamente più conosciute, hanno una mutazione funzionalmente analoga nel gene di rosa omologo a Di2 di pesco".
Fra le rose analizzate vi è anche la Bella di Monza, forse la più iconica e romantica delle varietà di rosa create agli inizi dell'800 da Luigi Villoresi, primo ibridatore di rose in Italia.
Questa scoperta apre la strada a ricerche su altre specie di interesse ornamentale, come il garofano e la petunia, piante per le quali sono state selezionate dall'uomo spettacolari varietà a "fiore doppio".
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Laura Rossini
Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia
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