Pubblicato il: 28/11/2017
Il team di Giuseppina Caretti

Il team del dipartimento di Bioscienze. Da sinistra: Roberta Szokoll, Marco Segatto e Giuseppina Caretti

La rivista Nature Communications pubblica uno studio - coordinato dall'Università Statale di Milano - che dimostra la riduzione di cachessia, la perdita progressiva di massa muscolare magra in pazienti oncologici, inibendo la proteina BRD4.

La scoperta, ottenuta in un modello animale, si deve al team di ricerca guidato da Giuseppina Caretti del dipartimento di Bioscienze, in collaborazione con i ricercatori dell'Università di Torino, del National Institutes of Health (USA), dell'Università di Padova, dell'Università di Oxford e del Novartis Research Institute (Basilea, Svizzera) e con il sostegno della fondazione inglese Worldwide Cancer Research.

La cachessia è scatenata da citochine e da diversi fattori prodotti sia dal tumore che dal paziente: molecole segnale che, nel muscolo, attivano la trascrizione di enzimi che degradano le proteine muscolari, causando una progressiva perdita della massa muscolare, una crescente fragilità e sempre minore risposta alle terapie.

In particolare, i ricercatori dell'Università Statale hanno osservato che i geni che portano alla degradazione della massa muscolare sono sotto il controllo diretto del regolatore epigenetico BRD4 (Bromodomain protein 4) e che l'inibizione farmacologica di BRD4 previene la degradazione del muscolo, pur non modificando la crescita del tumore in questo particolare modello sperimentale.

Inoltre, a livello tumorale, l'inibitore di BRD4 (JQ1) riduce i livelli delle molecole segnale che promuovono la cachessia. Nei topi portatori di tumore cui si somministra la molecola JQ1 non si assiste alla perdita di peso corporeo che si registra invece nei topi non trattati, e si osserva anche un aumento della sopravvivenza.

Questo studio ha inoltre permesso di caratterizzare circuiti di regolazione trascrizionale che portano all'attivazione dei geni pro-atrofici nel muscolo e che sono stati osservati anche in tessuti muscolari di pazienti oncologici.

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