Pubblicato il: 15/10/2021

Un’intervista in quattro tempi (come i quattro “uomini d’oro” della staffetta 4x100 Medaglia d’oro a Tokyo), un’impresa da raccontare e un’unica parola che diventa un “mantra”: together, insieme.
Antonio La Torre, docente di Metodi e Didattiche delle Attività sportive, delegato del Rettore per lo Sport alla Statale è anche direttore tecnico della Fidal, la Federazione italiana di atletica che, alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, ha stupito l’Italia intera con i risultati strabilianti della squadra azzurra.

Insieme ai suoi atleti, il professor La Torre, fresco di rinnovo alla guida della Federazione, ha vissuto le fatiche, la tensione, le emozioni e la gioia di quei giorni. Lo abbiamo intervistato per “catturare” il senso di una Olimpiade e di una “impresa sportiva” indimenticabile che ha rappresentato il traino per la ripartenza dopo i mesi difficili della pandemia e per capire cosa si può imparare da un’Olimpiade e trasferire in un’aula universitaria, ma anche viceversa.

 

Abbiamo incontrato il docente della Statale e direttore tecnico Fidal sulla pista di atletica dell’Arena Civica di Milano, “ambiente naturale” per il professor La Torre e luogo ideale da cui raccontare come lo sport e i successi olimpici, dopo “la vita virtuale” a cui siamo stati costretti nei mesi più duri della pandemia, ci abbiano riportato a una dimensione umana e reale. Perché lo sport, sottolinea La Torre, “è un’avventura profondamente umana”, fatta di ossa, muscoli, sudore e un cuore che batte. E lo sport riguarda tutti: è democratico perché vince “il più bravo” e mette tutti nelle condizioni di misurare il proprio limite e rispettare i limiti degli avversari.

L’insegnamento dei Giochi olimpici, delle vittorie e dello sport in generale, per La Torre, è che “si può provare a fare qualcosa che regala emozioni, si può provare a regalare gioie alle persone”. Ancora più diretto il messaggio che arriva dalle Paralimpiadi, con le 69 medaglie, un record, della spedizione italiana. Dagli atleti paralimpici è arrivato un messaggio “culturalmente, oltre che sportivamente, estremamente importante” e che riguarda tutta la società perché “nessuno resti escluso da un diritto che è quello di provare a continuare a vivere nonostante le difficoltà”.

Tutto questo, però, ha un denominatore comune, che La Torre “porta a casa” dalle vittorie, individuali e di squadra degli atleti azzurri, e dall’esperienza del Villaggio olimpico, una cittadella di 15mila persone, dove lo sforzo di tutti ha permesso di realizzare una Olimpiade memorabile: tutto si può fare, ma non da soli. Insieme. Dalle piste di atletica di Tokyo alle aule della Statale, ai campi sportivi dove si preparano gli studenti dell’Ateneo, il professor La Torre promette quindi di trasmettere un messaggio inequivocabile: “Together, insieme”.

 

 

 

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