Pubblicato il: 07/07/2022
Rondoni sulla Statale - Foto Gustavo Gandini

Rondoni sulla Statale - Foto Gustavo Gandini

Ottantasei nidi attivi per una popolazione nidificante di circa 170 uccelli: è la colonia dei rondoni della Statale, “di casa” nella sede di via Festa del Perdono, ben prima della sua comunità studentesca. Sarebbero, infatti, presenti alla Ca’ Granda da 4-500 anni e oggi rappresentano la seconda colonia come importanza a Milano, poco più piccola di quella del Castello Sforzesco.  Anche quest’anno i rondoni comuni (Apus apus) sono arrivati dall’Africa per riprodursi. A studiare e fornire importanti informazioni sui rondoni della Statale è il professor Gustavo Gandini, docente del dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze animali dell'Università Statale e Garante degli animali del Comune di Milano.  

La scorsa estate, prima che i rondoni partissero per l’Africa, l’Associazione Monumenti Vivi  aveva condotto il primo censimento della colonia di Festa del Perdono, censendo appunto 86 nidi attivi che corrispondono a una popolazione nidificante di circa 170 uccelli. “La quantità di uccelli osservati in volo durante il censimento è stata grandemente superiore a quella attribuibile ai nidi individuati. Ciò è tipico di questa specie – spiega il professor Gandini -, in cui oltre ai riproduttori, sono presenti anche molti individui immaturi non nidificanti, che costituiscono la riserva riproduttiva della colonia. Inoltre non sono state eseguite ancora rilevazioni esaustive sulle coperture perimetrali dell’Università e quindi il numero dei nidi potrebbero essere un poco sottostimato”.

I cortili più abitati dai Rondoni sono quelli della Ghiacciaia, Bagni e Farmacia. Dove invece le coperture sono state modernizzate, come nel cortile d’ Onore o in quello del ‘700, i Rondoni hanno pochissime possibilità di accesso a cavità nido. “Le coperture a coppo tradizionale – evidenzia Gustavo Gandini - sono quelle assolutamente rilevanti per l’insediamento delle coppie nidificanti, e quindi vanno attentamente gestite in eventuali lavori di risanamento dei tetti. Il loro mantenimento è importante per la sopravvivenza della colonia”. 
I rondoni sono animali coloniali, ovvero ostruiscono il nido all’interno di cavità, fessure o nicchie di edifici storici e moderni. Il nido è costituito da saliva impastata con materiali raccolti in volo, frammenti vegetali, piume e anche plastica. Nei rondoni entrambi i sessi collaborano alla costruzione del nido e all’allevamento dei nidiacei. Arrivano alle nostre latitudini tra metà marzo e metà aprile, iniziando a rioccupare gli stessi nidi degli anni precedenti.

In primavera, a Milano, nidificano tre specie di rondoni: Rondone comune (Apus apus), Rondone pallido (Apus pallidus), Rondone maggiore (Tachymarptis melba), che arrivano ogni anno dall’Africa dove passano l’inverno.  Il Rondone comune, quello presente alla Ca’ Granda, è la specie più diffusa, specialmente nei centri storici e compie una covata, tra aprile e metà luglio. Vengono deposte 2-3 uova che vengono incubate per 18-24 giorni mentre l’involo dei piccoli avviene dopo 37-56 giorni dalla nascita.

Tuttavia la specie è in declino in tutta Europa e anche in Italia. Le popolazioni di rondone comune sono diminuite in Europa del 25% in 30 anni.

"I rondoni - spiega ancora il professor Gandini - sono protetti dalla legge nazionale n. 157/92, che prevede sanzioni penali per chi distrugge le uova o uccide pulcini e adulti. Ma la tutela dei rondoni passa anche per la preservazione dei loro luoghi di nidificazione vuoti durante l’inverno. I rondoni non costruiscono un vero e proprio nido sugli alberi, ma creano nidi rudimentali all’interno di cavità presenti negli edifici: nelle buche pontaie, sotto le tegole a coppo, nelle cavità nei muri, nei cassonetti delle tapparelle. Se nel corso di ristrutturazioni edili chiudiamo queste “cavità”, di fatto impediamo loro di riprodursi. Con il Regolamento per il Benessere e la Tutela degli animali, il Comune di Milano nel febbraio del 2020 ha deciso di tutelare i siti di nidificazione dei rondoni, chiedendo a chi ristruttura gli edifici di salvaguardare i luoghi di nidificazione esistenti e, se fosse proprio necessario eliminarli, di posizionare al loro posto nidi artificiali".

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