Pubblicato il: 16/07/2021
Il dispositivo Tmek messo a punto dal Politecnico di Milano

Il dispositivo Tmek messo a punto dal Politecnico di Milano

Un nuovo test rapido, ed efficace, per la diagnosi di malaria. Il test “lab-on-chip”  (denominato  Tmek) è stato messo a punto  da Riccardo Bertacco, docente del dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, e ha visto anche il coinvolgimento dell’Università Statale di Milano. Il prototipo del test, infatti, è stato utilizzato inizialmente su campioni proveniente da donatori di sangue dell’Ospedale Sacco e successivamente su casi di malaria osservati presso la Clinica delle Malattie Infettive dell’Università Statale di Milano da Spinello Antinori, docente del dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche "L. Sacco" della Statale,  in collaborazione con il laboratorio di Microbiologia diretto da Maria Rita Gismondo, docente di Microbiologia. I risultati dello studio condotto per testare l’efficacia del nuovo dispositivo, brevettato dal Politenico, sono stato pubblicati sulla  rivista ADVANCED SCIENCE.

Il nuovo test potrebbe essere un importante alleato nella lotta alla malaria che con 229 milioni di casi e oltre 400mila morti stimate nel 2019 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), continua a rappresentare la più importante malattia protozoaria umana. Uno dei maggiori problemi per raggiungere gli obiettivi di eliminazione della malattia lanciati dall’OMS è rappresentato dalla capacità di effettuare diagnosi rapide e con elevata sensibilità impiegando metodiche che non prevedano l’utilizzo del microscopio ottico e che abbiano anche costi contenuti.

In questo senso, il nuovo test offre un importante contributo: i cosiddetti “test diagnostici rapidi” basati su metodiche di immunocromatografia finora disponibili, infatti, rispondono ad alcuni dei requisiti richiesti e vengono ampiamente utilizzati a tale proposito ma, presentano una scarsa sensibilità in presenza di bassi livelli di parassitemia, in particolare nelle forme di malaria causate da plasmodi diversi da Plasmodium falciparum.  Inoltre tali test sono esclusivamente qualitativi e non quantitativi potendo generare risultati falsamente positivi anche per diverso tempo dopo il trattamento della malaria.

Basandosi sulle proprietà paramagnetiche dell’emozoina (un pigmento contenente ferro) che viene prodotto a partire dall’emoglobina dai plasmodi che infettano i globuli rossi, il nuovo test “lab-on-chip” è in grado di catturare su micromagneti i globuli rossi infetti dando origine ad un segnale che viene letto e quantificato nell’arco di 10 minuti.

L’efficacia del test è stata quindi misurata su campioni proveniente da donatori di sangue dell’ospedale Sacco e successivamente su casi di malaria osservati presso la Clinica delle Malattie Infettive della Statale, in collaborazione con il laboratorio di Microbiologia. La seconda fase dello studio, invece, ha visto la collaborazione di ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità che hanno fornito campioni di eritrociti infettati da P. falciparum ed è stato poi validato "sul campo" in Camerun su pazienti affetti da malaria la cui diagnosi è stata confermata successivamente su tutti i campioni emoscopici dai ricercatori dell’Università di Milano.

Rispetto ai test antigenici rapidi, questo nuovo test – spiega il professor Antinori - ha la possibilità di quantificare la parassitemia e identificare i diversi stadi di sviluppo del plasmodio. Inoltre presenta un valore predittivo negativo del 100% cioè la sua negatività permette di escludere con certezza la diagnosi di malaria. Le prospettive future sono quelle di saggiare il device su una popolazione più ampia di pazienti affetti da malaria e di verificare eventuali interferenze con emoglobinopatie presenti in aree malariche e con patologie quali ad esempio la schistosomiasi”.

Il link allo studio pubblicato su ADVANCED SCIENCE

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